È stato subito descritto come il figlio naturale del famigerato Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA), il disegno di legge statunitense che vorrebbe perseguire a livello civile tutti quei siti che si macchino di violazione ripetuta del copyright .
E le predisposizioni contenute nel Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property (PROTECT IP Act) potrebbero ora estendersi all’intero ecosistema del web, come annunciato in un documento rimbalzato online.
Il PROTECT IP Act dovrebbe dunque sostituire COICA, ampliandone quasi a dismisura il raggio d’azione nella crociata intrapresa dal governo di Washington contro tutti quei siti votati alla condivisione illecita di contenuti. Qualsiasi soggetto privato – e dunque portatore di interessi – potrebbe in sostanza ottenere una specifica ordinanza che porti successivamente alla chiusura di un determinato dominio illecito .
In altre parole , non sarebbero soltanto le autorità nazionali – in particolare il Department for Homeland Security (DHS) o il Department of Justice (DoJ) – ad occuparsi del sequestro di siti legati al P2P o al semplice indexing di link illeciti. Un legittimo detentore dei diritti potrà tentare di farsi giustizia da solo , passando semplicemente attraverso un giudice competente.
E le novità introdotte dal PROTECT IP Act non dovrebbero fermarsi qui. Grandi società di credito – Visa o Mastercard, già chiamate in causa dai detentori dei diritti – sarebbero obbligate a tagliare tutti i ponti con i domini illeciti, bloccando di fatto qualsiasi canale sfruttato per il trasferimento di denaro , che venga elargito dagli utenti o dagli inserzionisti.
Il figlio di COICA passerebbe poi ad occuparsi di intermediari della Rete come i motori di ricerca, obbligati ad eliminare certi risultati di ricerca relativi a siti come RapidShare o Megaupload . Nel mirino delle autorità statunitensi era già finito l’add-on di Firefox MAFIAA Fire , che permette ai suoi utenti di aggirare i sigilli antisequestro apposti sull’accesso online di servizi di indexing come quello offerto dall’iberico Rojadirecta.org .
Stando alla visione illustrata dal legislatore a stelle e strisce, i vari search engine avrebbero contribuito e non poco all’esplosione del traffico legato alla condivisione selvaggia dei contenuti. Per questo, da parte del problema, dovrebbero trasformarsi in parte della soluzione. In barba a principi come quello del mere conduit o di ruoli neutrali come quello dell’intermediario.
Mauro Vecchio