La vicenda legale tra Sony e GeoHot è definitivamente chiusa. Le due parti hanno raggiunto un accordo per seppellire l’ascia di guerra ma il giovane hacker che ha messo in crisi la PS3 sente ancora il bisogno di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Nel commentare la crisi attuale che ha colpito la piattaforma PlayStation Network , chiusa da 10 giorni proprio per un attacco informatico, George Francis Hotz ha dapprima sottolineato la propria estraneità ai fatti, per poi infierire contro la multinazionale nipponica. Per lui “è stata l’arroganza e l’incomprensione sul concetto di proprietà a mettere Sony in questa posizione”.
Nel frattempo, la possibilità che i dati più sensibili degli utenti iscritti al PSN siano finiti nelle mani sbagliate sta generando una vera e propria isteria collettiva. Tanto che inizia a diventare complicato distinguere i fatti dal vociferare. L’immancabile teoria del complotto parla ad esempio di un attacco messo in piedi dallo stesso governo USA. Secondo la voce, Sony sarebbe stata a conoscenza del pericolo. Un pericolo legato ad un misterioso indirizzo IP del Dipartimento della Difesa americano.
Stando ad altre indiscrezioni , i veri malintenzionati che hanno assaltato dall’esterno il database Sony starebbero già utilizzando i forum della scena underground per provare a vendere tutta la “lista” in blocco. Un file contenente oltre 2 milioni di numeri di carte di credito legate agli account PSN. E sarebbero pronti a rivendere questi dati anche alla stessa Sony. L’ufficio FBI di San Diego, che sta contribuendo alle indagini sull’incidente, si è rifiutato di commentare.
Roberto Pulito