La Pubblica Amministrazione si è allineata allo stato di emergenza che il Governo aveva già anzitempo prolungato in virtù dell’incedere della pandemia nel nostro paese. Anche la PA, quindi, proseguirà le attuali modalità di lavoro in smart working, privilegiando le modalità da remoto a quelle in loco per ridurre le occasioni di contagio e contribuire così tanto alla limitazione degli spostamenti, quanto al mantenimento in efficienza della macchina operativa delle istituzioni.
Nella PA lo smart working può continuare
La decisione è stata annunciata dal Ministero per la Pubblica Amministrazione – Dipartimento della funzione pubblica ed era atteso per ufficializzare quanto già ci si attendeva. La firma della ministra Dadone “proroga al 30 aprile 2021 le modalità organizzative, i criteri e principi in materia di flessibilità del lavoro pubblico e di lavoro agile stabiliti dal decreto ministeriale 19 ottobre 2020, allineandone la validità alla durata dello stato d’emergenza“.
In particolare viene a prolungarsi la parentesi temporale entro cui lo smart working può essere abilitato anche in assenza di accordo individuale, avendo in oggetto “sia le attività ordinariamente svolte in presenza dal dipendente, sia, in aggiunta o in alternativa e comunque senza aggravio dell’ordinario carico di lavoro, attività progettuali specificamente individuate tenuto conto della possibilità del loro svolgimento da remoto, anche in relazione alla strumentazione necessaria“.
I dipendenti pubblici promuovono a pieni voti lo #smartworking e, da ministro che lo ha fortemente voluto come strumento di contrasto alla crisi pandemica, non posso che esserne orgogliosa! https://t.co/t92YiygRVA pic.twitter.com/Ig28N12Nbk
— Fabiana Dadone (@DadoneFabiana) January 29, 2021
Al punto 4 del DM dell’ottobre scorso vi sono le fondamenta per quello che dovrà essere un ripensamento delle modalità di lavoro che non subordini lo stesso alla presenza in ufficio:
I lavoratori che rendono la propria prestazione in modalità agile non subiscono penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera.
Il 2021 poteva essere l’anno della metabolizzazione dello smart working nelle politiche del lavoro, ma la sensazione che è si proseguirà di rinvio in rinvio fino a quando l’emergenza resterà tale. Solo a bocce ferme si potrà parlare di normative di maggior visione su questo fronte.