“A” come Accesso. “B” come Buona amministrazione. “C” come Capitale umano. E infine “D” come Digitalizzazione. Sono questi i punti fermi attorno ai quali il neo-ministro Renato Brunetta vuole incardinare la propria azione nella funzione pubblica. “PA” come Pubblica Amministrazione, come caposaldo di una fase di rilancio che deve necessariamente passare dalle istituzioni per poter dare slancio a cittadini e imprese.
È nostra intenzione dotare la Pubblica Amministrazione delle migliori competenze e favorire un rapido ricambio generazionale che la porti in linea con le esperienze più avanzate realizzate nei Paesi nostri concorrenti. […] La sfida cui oggi siamo chiamati è ambiziosa. Una sfida che ci impone di trovare un nuovo equilibrio tra il bisogno di sicurezza e protezione delle persone e quello di profonda innovazione.
Parole forse di circostanza, ma chiaramente necessarie per dare il “La” all’azione del ministro da breve insediatosi. Da questo manifesto programmatico discendono le analisi su quanto fatto nel recente passato, offrendo così indicazioni su ciò che si andrà a produrre con il lavoro dei prossimi mesi presso il dicastero.
Linee programmatiche per la nuova PA
Questi alcuni dei punti più importanti citati all’interno delle linee programmatiche (pdf) firmate da Brunetta:
- La PA va ripensata in chiave digitale, il che richiede non una semplice traduzione delle prassi e modalità operative da analogiche a digitali, ma una reingegnerizzazione dei processi e dei procedimenti amministrativi, una ridefinizione dei termini e delle modalità di interazione tra persone e con tutti gli stakeholder;
- La collaborazione con il Ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale sarà cruciale per
raggiungere l’obiettivo di un profondo ripensamento delle modalità attraverso le quali la PA
agisce e si relaziona con i cittadini e con le imprese. La trasformazione del Paese passa da un
profondo percorso di innovazione del settore pubblico. Tutte le politiche andranno indirizzate in questa direzione: la domanda pubblica, la selezione delle persone, la definizione delle competenze, l’interazione con il cittadino e le imprese. Non c’è vera semplificazione e reale efficienza ed effettività delle politiche pubbliche se non si innovano profondamente le modalità di azione e non si utilizzano in maniera corretta e ambiziosa le tecnologie; - Una PA “nativa digitale” non può più essere soltanto una dichiarazione di principio reiterata nei documenti programmatici: deve diventare realtà, anche per assicurare, attraverso un uso
intelligente e diffuso delle tecnologie, l’accesso ai servizi a tutti i cittadini, superando così disuguaglianze sociali e territoriali e non lasciare nessuno indietro. Se non vogliamo che la digitalizzazione resti sulla carta, dobbiamo operare un cambio di passo in termini di: riduzione dei tempi dei servizi; eliminazione degli adempimenti basati sui dati già disponibili; calibrazione sulle specifiche esigenze del cittadino e dell’impresa; rilevazione della soddisfazione del cliente rispetto a degli standard di servizio indicati preventivamente.
Lo smart working è valore
Nonostante i primi moti bellicosi nei confronti dello smart working (e già risuonavano gli antichi echi sui “fannulloni”), inoltre, si legge una mano tesa al lavoro agile come un valore a cui non rinunciare:
Il lavoro da remoto praticato durante la fase emergenziale ha costituto, da più punti di vista, un importante fattore di accelerazione, in termini di sviluppo delle competenze individuali dei dipendenti pubblici, digitalizzazione, ecc. Superata la fase emergenziale sarà necessario programmare e gestire tale modalità di organizzazione del lavoro – che può produrre impatti significativi anche per il perseguimento di altre politiche pubbliche – in maniera efficace e sostenibile.
Lo smart working nella Pubblica Amministrazione, insomma, è qui per restare: anche dopo la pandemia potrà trovare i propri spazi e potrà diventare un valore aggiunto nel perseguimento di alcuni obiettivi. Del resto “è questo il momento di osare”: così recitano le linee programmatiche.