Si chiama Natural Born Clickers una ricerca condotta da comScore, StarCom USA e Tacoda per analizzare lo stato di salute della pubblicità grafica sul web. Lo studio , avviato nel 2007, è stato recentemente aggiornato per rivelare dati non propriamente incoraggianti: il numero degli utenti incuriositi dai banner si è dimezzato drasticamente in due anni, riportando una flessione in termini di click del 50 per cento circa .
Come riportato dalle agenzie a capo della ricerca, il numero mensile di clicker è passato da un 32 per cento registrato nel 2007 ad un 16 per cento nello scorso marzo. Sarebbe soltanto un 8 per cento dei netizen, inoltre, ad essere responsabile di circa l’85 per cento di tutti i colpi di mouse sul dorso di tutti gli annunci pubblicitari web-based.
La ricerca ha suddiviso gli utenti in quattro categorie organizzate in base alla frequenza dei click: i cosiddetti heavy clicker sono scesi da 6 a 4 per cento, con i moderati del 6 per cento; i non-clicker, invece, hanno visto una rapida ascesa dal 68 all’84 per cento . “L’atto di cliccare su un banner sta vivendo una fase di logoramento nell’attuale mercato digitale – ha spiegato Linda Anderson, vicepresidente marketing di comScore – Oggi gli operatori che cercano di ottimizzare le proprie campagne pubblicizzare soltanto sui click non forniscono alcun valore all’84 per cento degli utenti che non clicca”.
Per la stessa Anderson questa sarebbe una mossa alquanto azzardata, dato che altre ricerche comScore hanno dimostrato come le pubblicità non cliccate abbiano un forte impatto sul consumatore. Gli inserzionisti più saggi, ha spiegato, attribuiscono valore a tutte le impression (indipendentemente dal click) per capire gli orientamenti dei netizen come potenziali acquirenti. “Un click non significa nulla – ha dichiarato John Lowell di StarCom – perché non genera profitti e non fornisce alcuna equità di brand. La pubblicità online ha degli obiettivi che non sono certamente quelli di generare click”.
Mauro Vecchio