I sistemi informatici delle Olimpiadi Invernali sono stati presi di mira da ignoti cyber-criminali , con un attacco che è stato condotto durante la cerimonia di apertura della manifestazioni ma non ha avuto conseguenze particolarmente gravi. Ignoti al momento i responsabili, mentre un fatto appare certo: chi ha gestito l’operazione voleva solo e soltanto “distruggere”, e non certo non rubare dati.
La notizia dell’ attacco contro Pyeongchang 2018 è stata confermata direttamente dal Comitato Olimpico Internazionale (IOC): il malware Olympic Destroyer è stato sguinzagliato contro le macchine responsabili dell’accesso a Internet e dei servizi televisivi inerenti i giochi, e anche se alcuni sistemi hanno subito disservizi le infrastrutture più importanti non sono state toccate.
Olympic Destroyer è un codice malevolo specificatamente progettato per compromettere i PC (Windows) infetti, dicono i ricercatori , per giunta impiegando tecniche già viste all’opera attraverso i ransomware più pericolosi dell’ultimo periodo come BadRabbit and Nyetya .
Appurata la vocazione distruttiva del malware , ora resta da capire a chi attribuire la responsabilità della nuova campagna anti-olimpiadi: i primi indiziati in tal senso sono i russi, che non a caso parlano di “pseudo-investigazioni” senza basi concrete per bocca del Ministero degli Esteri.
Un’altra ipotesi coinvolge infine gli hacker nordcoreani, che avrebbero agito per causare imbarazzo al vicino sudcoreano nel momento di massima esposizione mediatica ai mezzi di comunicazione del mondo intero. Ipotesi che non regge, a conti fatti, se rapportata al recente riavvicinamento delle due Coree e alla partnership stretta tra gli atleti in funzione della partecipazione comune alle Olimpiadi invernali.
Alfonso Maruccia