“Oh. Questo sono io. Carino”. Parole metalliche di un piccolo robot su due ruote, l’adorabile automa verdastro QBO . La marziana creatura meccanica ha appena osservato le sue fattezze davanti allo specchio, riuscendo a riconoscersi dopo le iniziali esitazioni . Addirittura complimentandosi per la sua stessa beltà robotica.
Merito in realtà degli ingegneri della statunitense TheCorpora , che hanno saputo sfruttare gli algoritmi di Speeded Up Robust Feature (SURF) per permettere a QBO di riconoscersi allo specchio. Deducendo l’esatta identità di una creatura rappresentata o in movimento attraverso la tecnologia per il riconoscimento ottico .
“Fammi pensare”, dice QBO prima di riuscire a capire chi si cela dietro l’involucro verde. In sostanza , la mente artificiale di QBO è capace di assegnare un determinato significato ad un insieme di curve, punti e linee . In modo da formare una sorta di database enciclopedico interno che lo porti a riconoscere un pinguino oppure il suo stesso viso.
I tecnici di TheCorpora hanno implementato il software open source noto come Julius , che permette al robot su due ruote di riconoscere il parlato proveniente dall’esterno, e il sistema di sintesi vocale Festival .
Mauro Vecchio