Chiusura col segno meno per il terzo trimestre dell’anno fiscale di Qualcomm, produttore fabless di semiconduttori, chip SoC per gadget mobile che soffre le condizioni di un mercato in trasformazione e una concorrenza a dir poco asfissiante dei big di settore. Che oramai si fanno i chip in casa o si rivolgono altrove.
Nel terzo trimestre del 2015, Qualcomm ha incamerato ricavi totali per 5,8 miliardi di dollari, vale a dire un -14 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; ancora peggio vanno i profitti netti, scesi di un -47 per cento a 1,2 miliardi di dollari contro i 2,2 miliardi del 2014.
La situazione per Qualcomm si fa problematica, al punto che assieme ai risultati trimestrali la corporation ha annunciato un “piano di riallineamento strategico” con la previsione, tra le altre cose, l’eliminazione di 1,4 miliardi di dollari di spese, una riduzione della forza lavoro del 15 per cento e la valutazione di “alternative” per la struttura corporate e finanziaria dell’azienda.
Qualcomm non sta oggettivamente passando un periodo molto positivo, mentre la megamulta da un miliardo di dollari comminata in Cina e le nuove indagini dell’Europa sulla possibile infrazione delle regole sulla concorrenza non contribuiscono certo a migliorare le cose per il futuro.
Ma quello che più gioca a sfavore di Qualcomm, come lo stesso presidente della società Derek Aberle ha confermato , è la concorrenza di Apple e Samsung nella fascia più alta del mercato mobile: le due corporation fanno uso di chip prodotti in casa (Samsung) o sviluppati da ARM (Apple), mentre nelle fasce di prezzo più basse il mercato dei terminali Android offre tutto fuorché prospettive invitanti dal punto di vista del business.
Qualcomm soffre la concorrenza di Apple e ARM, ma nemmeno quest’ultima può permettersi di dormire sonni tranquilli: i risultati trimestrali del designer britannico (per il secondo trimestre dell’anno fiscale 2015) si sono chiusi con ricavi a +22 per cento (228,5 milioni di sterline) e profitti a +32 per cento (123,9 milioni di sterline), con il risultato di vedere il valore del titolo in borsa scendere del 3,1 per cento perché i quasi 11 miliardi di profitti trimestrali di Apple non sono sufficienti a placare l’insaziabile appetito di Wall Street.
Alfonso Maruccia