Avrebbe abusato della propria posizione dominante sul mercato dei chip mobile per strappare ai produttori di dispositivi condizioni di esclusiva e per proporre condizioni di vendita tali da annichilire la concorrenza: le accuse formali dell’antitrust europeo si sono abbattute su Qualcomm. Il produttore statunitense dovrà difendersi entro i prossimi mesi.
La comunicazione dell’ avvio delle indagini era stata diramata dalla Commissione Europea nel mese di luglio: l’antitrust intendeva verificare se Qualcomm avesse adottato politiche di prezzi inarrivabili per la concorrenza e avesse offerto incentivi o altri tipi di sconti ai produttori che le garantissero l’esclusiva con il risultato di appiattire la competizione sul mercato dei chip per la connettività UMTS e LTE.
Al termine delle indagini sono stati emessi due statement of objections , accuse formali da cui l’azienda dovrà difendersi. Qualcomm dovrà così dimostrare di non aver soffocato la concorrenza e l’innovazione su mercato dei chip UMTS e LTE con contratti siglati a partire dal 2011, ancora in atto, con i quali ha vincolato un importante produttore di smartphone e tablet ad integrare in esclusiva i propri chipset. Allo stesso modo, Qualcomm dovrà dare prova del fatto che tra il 2009 e il 2011 non abbia tentato di sbaragliare gli altri attori del mercato, in particolare Icera , proponendo in vendita sottocosto i propri prodotti.
Qualcomm ha ora tre mesi per rispondere alla prima delle accuse e quattro mesi per difendersi dalla seconda. I produttore di chip ha già reso noto di voler continuare a collaborare con la Commissione Europea, intenzionata a dimostrare che “la competizione nell’ambito della vendita dei chip per le connessioni wireless è stata e rimane forte e dinamica, e che le pratiche di vendita di Qualcomm sono sempre state in linea con il quadro normativo europeo che regola la concorrenza”. L’azienda, probabilmente, confida in un esito che ricalchi quello del 2009, quando era stata scagionata dallo stesso antitrust europeo che indagava sul regime di royalty proposte dall’azienda ai produttori di dispositivi mobile interessati a sfruttare i suoi brevetti.
Gaia Bottà