Raccontare fa parte del nuovo modo di essere sul mercato. Tutti hanno bisogno di raccontarsi, altrimenti restano inesorabilmente nascosti dietro l’interfaccia senza mai riuscire ad emergere su di essa. Raccontare e raccontarsi significa definirsi, esprimere un’identità, occupare una posizione: esserci, per essere. Nel libro di Andrea Fontana che oggi Amazon Kindle propone in offerta a soli 6,99 euro (una spesa che val ben una piacevole lettura estiva) sono raccolte le “Storie che incantano“, ossia tutta quella narrativa che le aziende hanno ormai il bisogno di abbracciare per poter essere sul mercato.
Storie che incantano
“Dalle video-novel di Youtube alle Instagram Stories“, ma anche “dalle narrazioni di marca al brand journalism“, nonché “dagli spazi urbani alle piattaforme espanse“. Differenti luoghi per differenti modi di raccontare, ma anche differenti modi di plasmare una storia per raggiungere differenti obiettivi:
Oggi le storie sono dappertutto: ci curano, ci trasformano, ci atterriscono persino. Con una storia, non siamo più di fronte a un prodotto da comprare, un’azienda da seguire, un marchio da ammirare, un servizio da sottoscrivere. Siamo di fronte all’eleganza di un contenuto, all’ispirazione di un’immagine, alla grazia di un brano musicale, all’autenticità di un gesto che parla di noi. “Storie che incantano” è un libro su come i racconti di marca, prodotto, vita possono diventare distintivi. Su come la risonanza che siamo in grado di creare con gli altri attraverso i racconti può fare la differenza.
Un metodo che è emerso sotto il tag “storytelling” ora sta diventando una forma narrativa sempre più raffinata, nel quale i brand investono assumendo persone di valore per esprimere storie di valore. Perché questo è infine sul mercato tutto ciò: valore.
Saper raccontare storie così oggi non è soltanto un vezzo stilistico, ma fa parte delle competenze indispensabili che deve possedere chi desidera ascoltare e farsi ascoltare.
Ma raccontare è un’arte e l’arte non è per tutti. Se le storie non incantano, il rischio è di ottenere l’effetto contrario: la puzza di inganno sarebbe un brutto guaio.