L’ipotesi di un rinvio dei termini per l’abolizione dei costi di ricarica stabilita dal pacchetto Bersani ha provocato reazioni contrastanti e sollevato una bufera . Sulle difficoltà tecniche, lamentate dagli operatori mobili e addotte come motivo dell’eventuale rinvio, interviene l’associazione Anti Digital Divide , che considera tali motivazioni delle semplici scuse.
“Sembra che alcuni parlamentari della Commissione Attività Produttive della Camera – rileva ADD in un comunicato – vogliano far slittare il termine che sancisce la fine dei costi per le ricariche. Si parla addirittura di un rinvio di 4 mesi. Il motivo del rinvio sarebbe dovuto a non meglio precisate difficoltà tecniche degli operatori mobili. Più precisamente sembra che le carte prepagate tarate col vecchio meccanismo, potrebbero essere ancora in circolazione dopo il 3 marzo. Anti Digital Divide ritiene che questa sia solo una scusa, inventata per rimandare la fine dei costi di ricarica. È infatti impensabile che compagnie che offrono servizi integrati di ultima generazione, come connessioni a banda larga dal cellulare, TV sul telefonino e addirittura, nel caso Telecom-TIM, riescono a schedare decine di migliaia di persone tra cui politici, autorità garanti e giudici, non riescano ad aggiornare un database”.
“Sulle schede per la ricarica – evidenzia l’associazione – sono presenti sia un codice a barre sia il numero da inserire per effettuare la ricarica, che rendono le schede uniche e identificabili. Quando si inserisce il numero segreto per la ricarica, nel database, nel caso di una scheda da 5 euro, si avrà un operazione del tipo:
– identificazione ricarica da 5 euro;
– sottrazione costo di ricarica 1 euro;
– credito assegnato 4 euro.
Quindi basterebbe inserire nel programma un paio di righe di codice per eliminare la sottrazione del costo di ricarica, oppure creare una iterazione (if-then), se la ricarica è 5 euro, allora assegna un credito di 5 euro. Non sembra un’operazione tanto complicata, tuttavia gli utenti in segno di ‘riconoscenzà alle compagnie, per avergli fatto pagare per 10 anni dei costi ingiustificati, potrebbero aiutare gli operatori mobili a creare il codice per eliminare i costi di ricarica”.
Quanto all’eventuale “ristagno di mercato” che potrebbe comportare, in marzo, la presenza nei punti vendita di schede predisposte per l’addebito dei costi di ricarica, la redazione di Punto Informatico ha ricevuto alcune segnalazioni (presenti anche nei forum ) che – se confermate – destituirebbero l’ipotesi di fondamento. Le aziende che si occupano di predisporre le schede prepagate – nonostante gli elevati volumi di produzione – sarebbero infatti costantemente in ritardo con le consegne, per via del pressing esercitato delle reti di vendita, cosa che dimostrerebbe un immediato assorbimento delle schede da parte del mercato, e non il rischio di avere schede invendute.
Nei prossimi giorni si conosceranno maggiori dettagli sul destino del secondo balzello telefonico più disprezzato dai consumatori italiani.
Dario Bonacina