“È sempre ordinata la confisca degli strumenti e del materiale serviti e destinati a commettere reati di cui agli art. 171bis e ter della legge sul diritto d’autore nonché delle videocassette, degli altri supporti audiovisivi o fonografici o informatici o multimediali abusivamente duplicati, riprodotti, ceduti o commerciati sul territorio nazionale, ovvero non provvisti di contrassegno SIAE”.
Il principio è stato affermato negli scorsi giorni dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 28419 dell’8 ottobre u.s., che ha confermato – a danno di un giovane imprenditore di Santa Maria Capua Vetere – la confisca di un hardware risultato “idoneo a eludere i controlli di sicurezza o di protezione di una nota consolle”.
In particolare si è affermato il concetto che in azienda è possibile sottoporre a sequestro prima, e a confisca poi, hardware e software che riescono a leggere ed a generare cd contraffatti, e concepiti per l’aggiramento delle misure tecnologiche installate dalle case di produzione per tutelare materiale coperto dal copyright.
La terza sezione penale ha disposto inoltre che la “confisca va sempre ordinata anche nel caso di applicazione di pena concordata, pur quando non abbia formato oggetto tra le parti… Il sequestro andava confermato perché è chiara la volontà del legislatore di sottrarre alla disponibilità e impedire l’uso di materiale duplicato o contraffatto, anche quando i beni appartengono a soggetto giuridico diverso, nel cui interesse abbia agito uno dei partecipanti al reato”.
Come dimostra questo caso, si verificano con sempre maggiore frequenza condanne nei confronti di chi utilizza strumenti atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione del copyright poste dai produttori, e che sono, entro determinati limiti, del tutto lecite secondo l’ordinamento comunitario e la nuova conseguente legge italiana sul diritto d’autore.
Indipendentemente da valutazioni politiche e di merito – anche giuridico – quel che più preoccupa è il costante inasprimento delle sanzioni, anche di quelle reali, come in questo caso l’obbligatoria confisca dei mezzi necessari al compimento del reato.
La lotta delle istituzioni alla “contraffazione” ora è assolutamente senza quartiere.