Che si tratti di canzoni o di lungometraggi, tutti guardano alla Rete. In pochi anni, anche soltanto un paio, è attraverso i nuovi media e nuovi modelli di business che i detentori dei diritti e i protagonisti della distribuzione puntano a macinare più profitti di quanti non ne abbiano fatti fino ad oggi. Perché, che ci si creda o meno, Internet sta diventando davvero quello che in molti avevano sempre sognato che fosse: un veicolo ideale per qualsiasi contenuto multimediale .
Accade dunque che il CEO di Netflix , azienda che ha riscosso un buon successo negli USA grazie al noleggio dei DVD, si spinga ad annunciare che entro l’anno prossimo la parte più grossa del suo business potrebbe diventare lo streaming . Quello stesso streaming che in molti hanno provato a sfruttare – Apple compresa , tentando di replicare il successo di iTunes – ma che a quanto pare l’azienda statunitense potrebbe essere la prima a trasformare in un business redditizio. Presto, prestissimo: praticamente l’anno prossimo.
“Abbiamo un solo obiettivo, che è quello di avere successo con lo streaming” ha spiegato un fiducioso Reed Hastings , colui che appunto guida Netflix, alla stampa d’oltreoceano: se oggi il sistema di sottoscrizione dei piani di noleggio prevede in ogni caso l’arrivo via posta tradizionale di non meno di tre DVD al mese, da restituire una volta visionati, entro l’anno prossimo ci potrebbero essere delle offerte dedicate esclusivamente a chi fosse interessato soltanto allo streaming .
Il programma avviato alcuni mesi addietro, che combina l’offerta fisica tradizionale sui supporti ottici con la visione online, sarebbe insomma servito solo a creare una base di utenti utile a contrattare con le major : nel frattempo i titoli a disposizione in Rete sono passati da mille a oltre 10mila (contro i 70mila disponibili in DVD), ora il software Netflix per lo streaming funziona sia su Mac OSX che su Windows, e ci sono sempre più dispositivi – dal TiVo alla Xbox 360 – che già oggi consentono di “guardare immediatamente” ( watch instantly ) il titolo prescelto direttamente sullo schermo del computer o sulla TV di casa.
I tempi insomma potrebbero essere maturi per il grande salto: anche le vendite di un prodotto come Apple TV (a quando Netflix ufficialmente anche su questo apparecchio?) possono testimoniare l’interesse dei consumatori per questo tipo di offerta. Ma non è solo di cinema che si parla: sul piatto c’è ovviamente anche la musica, che non vede l’ora di spiccare definitivamente il balzo e abbandonare i vetusti CD in favore di nuovi modelli di business e nuove forme di accesso ai contenuti.
Qualche ipotesi su come potrebbe andare in questo caso la formula Terry McBride , CEO di Nettwerk (una casa discografica canadese che vanta in catalogo nomi come Avril Lavigne o Sarah McLachlan): in un discorso tenuto dinanzi agli studenti del Berklee College of Music , McBride ha pronosticato una rivoluzione per la distribuzione musicale simile a quella avvenuta con la nascita dell’iPod. Solo che, in questo caso, al centro di tutto non ci sarà un lettore musicale ma un cellulare: più precisamente, uno smartphone.
I telefonini evoluti stanno gradualmente facendo strage di cuori tra i consumatori: è una tendenza che va consolidandosi, almeno nel mondo occidentale, e dunque l’abbondanza di questi terminali ultra-performanti e collegati ad Internet in mobilità e ad alta velocità, spinge McBride a ipotizzare l’affermarsi di una sorta di flat a noleggio , abbonamenti a dei canali radio attraverso i quali ascoltare i brani dei propri artisti preferiti. Qualcosa di simile già esiste, un servizio del genere lo offre Slacker per 4 dollari al mese sugli smartphone RIM (Blackberry) e Apple (iPhone).
Secondo McBride, sarà questo il modello di distribuzione del futuro: nessuno possederà la sua musica , bensì l’ascolterà in streaming (o pseudo tale, grazie ad una generosa cache già oggi scaricabile sui Blackberry) per una modica cifra mensile. Ma non si tratta, in ogni caso, dell’unico esperimento in corso: anche iTunes prova qualcosa di nuovo, grazie ad un recente accordo raggiunto con EMI a proposito dell’ultimo album dei Depeche Mode . Per acquistarlo, in luogo del solito click per infilarlo nel carrello si potrà anche optare per un “Pass”, un lasciapassare che offre ben più della solita decina di tracce.
“Con iTunes Pass – si legge nel comunicato che presenta le novità – i fan della musica possono avere accesso a nuovi ed esclusivi singoli, remix, video e altri contenuti dei loro artisti preferiti per un certo periodo di tempo”. In pratica per poco meno di 19 dollari (qualche centesimo meno di 15 euro), i fan dei Depeche Mode che non vedono l’ora di scaricare il nuovo “Sounds of the Universe” potranno nel frattempo deliziarsi con il singolo che anticipa l’uscita, “Wrong”, nonché con un remix dub di una traccia dell’album. Inoltre, video e altri bonus saranno a disposizione per il download nelle prossime settimane (15 per l’esattezza), fino all’uscita del disco che potrà essere scaricato il giorno stesso del suo rilascio.
Al momento, quello dei Depeche Mode è l’unico Pass di cui si abbia notizia.
Luca Annunziata