Scrive Elena B.: “Italiani campioni del mondo, italiani dal cuore d’oro, ma italiani dalla testa dura: l’accessibilità del web, evidentemente, in Italia è come una pizza troppo costosa e che oltretutto si digerisce male. PayPal Italia, però, è il caso più eclatante: il problema, manco a dirlo, sono i soliti captcha, i codici visuali atti a proteggere da registrazioni automatiche”. Codici che gli utenti italiani non vedenti non possono superare, al contrario di quanto accade agli utenti dei servizi PayPal internazionali.
“Il sito americano www.paypal.com – scrive Elena – al momento della registrazione, propone l’immagine con un link che, se cliccato, apre il lettore multimediale predefinito (mediaplayer o qualunque altro) e una bella vocina femminile recita i caratteri alfanumerici”, quelli che vanno inseriti nell’apposito form di registrazione per “convalidare” la registrazione stessa.
“E in Italia? – si chiede Elena – non c’è traccia di file audio. Naturalmente mi chiedo perché! Hotmail ha implementato l’audio in inglese e in italiano, Google pure… perché PayPal no? Eppure la struttura del servizio dovrebbe essere la stessa!”
Elena ha trasmesso anche la risposta di PayPal Italia alla questione in cui si conferma che al momento non è ancora attivo il sistema audio che permette ai non vedenti italiani di essere autonomi. Non resta che attendere buone nuove, d’altra parte non c’è in Italia alcuna normativa che imponga ad un servizio come PayPal di adeguarsi alle esigenze di utenti diversamente abili. Che il problema per il Belpaese, in fondo, sia proprio quello?
(cfr. la questione , ora risolta, dei captcha su Google, sempre a firma Elena B.)