Quando il cloud computing viaggia via corriere

Quando il cloud computing viaggia via corriere

Un nuovo servizio di Amazon permette di bypassare l'Internet e trasmettere i dati direttamente agli uffici della società statunitense. Via posta, e non certo elettronica
Un nuovo servizio di Amazon permette di bypassare l'Internet e trasmettere i dati direttamente agli uffici della società statunitense. Via posta, e non certo elettronica

Amazon Web Services offre ora un nuovo servizio di importazione dei dati a mezzo posta, per quelle occasioni in cui la connessione a Internet non è sufficiente e la terra promessa delle nuvole telematiche non riesce a stare al passo con le promesse. Perché se la banda è quel che è e i dati da trasferire online si misurano nell’ordine del Terabyte, spedire supporti e hard disk via corriere può essere una soluzione alternativa capace di far risparmiare sui costi e sui tempi.

Il cloud computing sarà insomma anche il futuro, o come sostiene il Pew Research Center la forma di “computing” più riconosciuta e largamente maggioritaria di qui a 10 anni, ma al momento Amazon è costretta a offrire la sua nuova funzionalità di “Import Export” per AWS come strumento di accelerazione del trasferimento online di grosse quantità di dati: capace di “bypassare Internet” e far passare le informazioni direttamente attraverso i network interni “ad alta velocità” della società.

Il cliente può inviare hard disk e supporti di storage esterni agli uffici preposti, e sarà poi cura di Amazon trasferire i dati ivi presenti sullo spazio web S3 (Simple Storage Service) apposito. L’operazione ha naturalmente un suo costo, e per valutare la sua eventuale convenienza rispetto al trasferimento delle informazioni via Internet Amazon ha predisposto uno strumento online per calcolare il costo del tutto.

Per ogni dispositivo di storage spedito Amazon richiede 80 dollari di spesa, a cui vanno aggiunti 2,49 dollari per ogni ora necessaria a trasferire i dati e il costo specifico per l’utilizzo dei server remoti S3. Almeno entro il 30 giugno il passaggio dei dati online è gratuito, poi occorrerà pagare anche per quello e il possibile risparmio per il trasferimento “nelle nuvole” di 2 Terabyte è calcolabile in un 30% abbondante – questo senza considerare l’enorme mole di tempo altrimenti necessaria a fare l’upload manuale delle informazioni.

Amazon sostiene che AWS Import/Export (precedentemente in stato di beta) è già stato utilizzato con profitto da tre clienti di alto profilo, e precisa inoltre quali siano i limiti per l’utilizzo del servizio : il file system dei dispositivi spediti deve necessariamente essere FAT32, NTFS, ext2 o ext3, lo spazio totale di storage non può superare i 4 Terabyte e il peso complessivo non deve andare oltre i 22 chilogrammi circa. E se i dati vanno persi, l’HD USB si guasta o si diffondono informazioni altamente sensibili, precisano da Amazon, la colpa ricade comunque sul cliente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 giu 2010
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