Non solo intrattenimento, non solo condivisioni di istanti di vita quotidiana a favore di amici e contatti: gli strumenti che oggi ci offre la Rete, e il live streaming ora tanto in voga, possono fornire un aiuto concreto alla democrazia. Un esempio fulgido ci viene da quanto è successo mercoledì scorso nel Parlamento statunitense.
Live from the other side of the House Floor: https://t.co/W1cZwDVQab
– Rep. Scott Peters (@RepScottPeters) 23 giugno 2016
Lo scorso 22 giugno uno gruppo di deputati americani – capeggiati dal democratico John Lewis – ha tenuto un sit-in alla Camera dei Rappresentanti per chiedere che fosse messa all’ordine del giorno la votazione su di una legge che regolamenti meglio la circolazione delle armi nel paese, la proposta soprannominata “No Fly, No Buy Bill”. Alcuni membri sono andati a sedersi letteralmente per terra, al centro dell’aula, altri sono rimasti seduti nei propri posti e hanno dichiarato l’intenzione di non muoversi sinché non fosse stato dato loro ascolto. In totale pare fossero più di 100. L’iniziativa – non proprio ortodossa per questa istituzione – è stata intrapresa perché la maggioranza della Camera (repubblicana) si rifiutava di ascoltare la richiesta. Il repubblicano Paul Ryan, lo speaker della Camera, ha biasimato questo comportamento proprio perché ritenuto in violazione delle regolamento e, nel tentativo di ridimensionare la portata della protesta, ha sospeso la seduta chiedendo anche che venissero spente le telecamere che riprendevano. In altre parole la diretta video in corso è stata di fatto censurata.
C-SPAN , il canale statunitense che è solito trasmettere le dirette dal parlamento, si è trovato dunque in difficoltà, non potendo riprendere e trasmettere ciò che stava accadendo: 100 deputati democratici che per protesta occupavano ad oltranza il loro seggio, qualcosa di certamente inusuale e interessante che meritava dunque di essere raccontato agli Americani (e non solo).
Per ovviare a questo impedimento, però, è stato trovato subito un arguto escamotage. Alcuni deputati hanno tirato fuori di tasca il proprio smartphone e hanno iniziato a fare una diretta usando Periscope . Il segnale in live streaming – peraltro in formato “portrait”, cioè verticale – è stato subito ripreso dal canale tv e mandato in onda , permettendo così ancora una volta a chi era fuori dal Camera di sapere in tempo reale cosa stesse succedendo. Il sottopancia avvisava a chiare lettere che la Camera aveva sospeso la seduta e proibito la diretta tv con le sue telecamere. C-SPAN ha potuto farlo perché è indipendente dall’istituzione o, meglio, ha l’autorizzazione per usare il segnale ripreso dalle telecamere della Camera, ma non è di proprietà del Parlamento. Si tratta di una società che svolge servizio pubblico, anche se è sostenuta da finanziatori privati. Per di più non ha nemmeno telecamere sue nella sede del Congresso.
We each hold the name of a victim of gun violence. My sign reads "Steven Curnow." #NoBillNoBreak #EnoughIsEnough pic.twitter.com/yJNaxQChwF
— Adam Schiff (@RepAdamSchiff) 23 giugno 2016
Dopo qualche ora, avendo il segnale Periscope del repubblicano Scott Peters qualche problema tecnico, per la diretta audio-video si è scelto di passare a trasmettere il flusso Facebook Live del deputato Beto O ‘ Rourke e di altri congressmen fra coloro che trasmettevano dall’aula.
Ma la sostanza non cambia: la diretta pare abbia raggiunto più di 1 milione di utenti. I social network e i loro strumenti in questo caso sono stati di fondamentale importanza per la democrazia, in quanto sono riusciti a garantire il diritto dei cittadini ad essere informati su cosa succede nelle aule delle istituzioni, lì dove vengono prese le decisioni più importanti sulla loro vita. Nel caso specifico le dirette televisive di C-SPAN – che da sempre sono una leva di potere per la Camera dei Rappresentanti – sono diventate praticamente ininfluenti. Il passaggio ad un’altra tecnologia – a una tecnologia di rete, distribuita – ha permesso alla rete televisiva di aggirare un problema di divieto.
Vero è che le dirette via Periscope o Facebook Live non sono strumenti del tutto controllabili dal basso, possono essere usate praticamente da chiunque, ma si tratta pur sempre di tecnologie in mano a delle aziende private. La Camera dei Deputati avrebbe potuto chiedere alle società di Jack Dorsey e Mark Zuckerberg di interrompere in via straordinaria il flusso di immagini che veniva veicolato attraverso le loro piattaforme, ma fortunatamente non l’ha fatto.
Un portavoce della stessa C-SPAN ha definito lo stratagemma adottato “una pietra miliare”. Se tutto ciò è avvenuto, in effetti, lo si deve alla prontezza dei dipendenti (e dirigenti) della rete televisiva: hanno capito che avevano a disposizione un’alternativa e l’hanno usata, senza perdere tempo. Grazie ovviamente all’aiuto dei deputati, che in un certo senso hanno funzionato come cavalli di Troia. Il deputato Peters non aveva mai fatto del live streaming dal suo smartphone, gliel’hanno suggerito via SMS. Ha scaricato l’app ed ha iniziato a trasmettere subito, anche se sapeva che stava commettendo un atto illecito. È proibito infatti trasmettere da quell’aula, ma Peters ha ritenuto che un sit-in di protesta, proprio perché atto di protesta, andava comunicato agli elettori in diretta, mentre stava avvenendo. Comunque gli eletti alla Camera dei Rappresentanti non sono a digiuno di tecnologia: Facebook e Twitter hanno investito molto per fare corsi ai deputati sull’uso delle loro tecnologia di live streaming. Per di più, mercoledì, durante il sit-in, hanno cercato di valorizzare il più possibile questo contenuto. Periscope (di proprietà Twitter) ha creato un canale apposito per trasmettere queste dirette, mentre la piattaforma di Zuckerberg ha piazzato un grosso bottone rosso con la scritta “LIVE” nella sezione della schermata dedicata ai temi “trending”, con Zuckerberg in persona che ha dedicato un post all’avvenimento.
I due giganti dei social media questa volta sono stati validi strumenti nelle mani della democrazia e della trasparenza informativa, ma non l’hanno fatto pro-bono, ovviamente. Certo, non ci sono stati trasferimenti di denaro per lo streaming, ma è chiaro che questa è stata una ghiotta occasione per mettere in mostra i muscoli. Non dimentichiamo che è in corso una vera e propria guerra per fare emergere la propria tecnologia di live streaming. Facebook da una parte con il suo servizio “Live” e Twitter con Periscope dall’altra; ma anche Google con YouTube e Yahoo con Tumblr stanno giocando la stessa partita. La sfida in un certo senso è ai tradizionali canali televisivi, il tentativo è di sottrarre audience alla tv. Ma per il momento la tv è proprio un grande alleato. Secondo il Wall Steet Journal , recentemente Facebook ha investito 50 milioni di dollari sul progetto , ossia ha pagato società del settore media e star del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport affinché inizino ad usare la sua tecnologia di live streaming. A margine della diretta di C-SPAN dal sit-in, il portavoce di Twitter – Nick Pacillo – ne ha anche approfittato per togliersi un sassolino dalla scarpa, o meglio lanciare una stoccata al diretto concorrente, ricordando che Twitter non sta pagando nessuno per l’uso di Periscope .
Insomma mercoledì scorso per la prima volta abbiamo assistito ad un superamento del racconto televisivo in diretta in ambito istituzionale. Qualcosa di davvero inusuale e straordinario. In pratica il live streaming ha sopperito alle mancanze della tv: Facebook e Twitter si sono trovati ad essere lo strumento giusto al momento giusto nelle mani della democrazia americana. È successo negli Stati Uniti, per la Camera dei Rappresentanti, ma è auspicabile succeda ancora, in altri luoghi e sempre più spesso, ad arrivare là dove la mediazione degli strumenti di informazione tradizionale, più centralizzati e controllabili, non riesce ad arrivare.
Nicola Bruno