La navigazione satellitare ha risolto il problema degli spostamenti negli spazi aperti, ma per i luoghi al coperto non si è fatto ancora molto. Apparentemente non sembrerebbe una priorità, ma la startup Talking Lights ha deciso invece di rispondere alle esigenze dei degenti di ospedale sofferenti di particolari problemi di orientamento. Alcuni traumi, infatti, sono in grado di affliggere gli aspetti cognitivi che hanno a che fare con il pensiero astratto e l’orientamento spaziale. Anche un semplice spostamento all’interno di un ospedale, magari per effettuare delle visite o ottenere cure riabilitative, diventa così problematico.
Disponendo invece di un’unità di navigazione vocale, il paziente può iniziare a deambulare in maniera indipendente senza rischiare situazioni di emergenza o di panico. La novità sostanziale della piattaforma di localizzazione Talking Lights è che sfrutta un network di emissioni luminose invece che di segnali radio. In pratica, sostituendo le resistenze dei neon presenti in un edificio è possibile modulare la luce emessa secondo uno schema preciso rilevabile solo ed esclusivamente da apparecchiature ottiche. In modo da non infastidire pazienti, operatori ed ospiti.
Steven Leeb, docente di Elettrotecnica presso il MIT, ha sviluppato infatti una sorta di firma ottica che può essere riconosciuta a distanza e quindi elaborata per attivare eventuali funzioni. Nel caso specifico, Talking Lights ha dotato un PDA di ricevitore ottico, e di un software per il mapping personalizzabile con dettagli sull’edificio di riferimento e gli appuntamenti del paziente. Il software, per mezzo del ricevitore, individua la posizione esatta dell’utente e fornisce di conseguenza le indicazioni vocali per raggiungere la destinazione prefissata.
Presso lo Spaulding Rehabilitation Hospital di Boston, negli ultimi due anni, è stato testato positivamente proprio questo sistema. Attualmente circa 20 pazienti dispongono di pettorine che nascondono al loro interno i particolari PDA. Grazie alle indicazioni vocali se il paziente sbaglia corridoio o porte, è molto più semplice ritrovare la strada persa.
Inoltre, come sostiene Heechin Chae, direttore sanitario dello stesso ospedale, si tratta anche di una terapia di sostegno che permette di re-imparare ad elaborare i segnali visivi che ci permettono normalmente di muoverci negli ambienti estranei.
“Il cervello è un organo dinamico”, ha dichiarato Chae a Technology Review . “Le basi della riabilitazione riguardano la ripetizione di comandi vocali e compiti assegnati”. Insomma, un po’ come prevede l’utilizzo della piattaforma Talking Lights. Anche in questo caso l’utente è chiamato a rispondere a comandi vocali per raggiungere l’obiettivo.
Il sistema può essere ampiamente personalizzato magari incrementando o diminuendo il numero di istruzioni, utilizzando le voci dei familiari invece di quella standard etc. Inoltre, tutti i dati che riguardano l’uso possono essere analizzati in una seconda fase per permettere ai medici di valutare eventuali miglioramenti.
Talking Lights sostiene che l’apparato possa essere utilizzato anche in altri ambiti. GPS e WiFi mancano rispettivamente di precisione (margine di errore di 100 metri) e di velocità elaborativa. Un network basato sulle frequenze luminose, invece, è limitato solo dalla disposizione dei neon negli edifici.
Per il futuro è previsto invece lo sviluppo di una soluzione per cellulari. Tramite un auricolare Bluetooth, dotato di ricevitore ottico, dovrebbe essere infatti possibile catturare i segnali luminosi e in sinergia con uno smartphone disporre dello stesso servizio.
Dario d’Elia