Washington (USA) – Dire che le tecnologie senza fili “fanno male” non sarà, d’ora in poi, solo uno slogan in bocca agli avversari dell’inquinamento elettromagnetico. L’amministrazione militare degli USA ha recentemente annunciato l’impiego di tecnologie wireless per il controllo a distanza di mine antiuomo . Entro giugno, si legge in un comunicato di cui parla AP , la divisione di fanteria di stanza presso la città di Mosul sarà dotata di centinaia di mine “intelligenti”.
Queste mine sono state sperimentate nel corso dell’ultimo anno e serviranno a creare un sistema battezzato “Matrix”: un grande campo minato monitorato in maniera remota. Basteranno infatti un laptop ed una scheda Wi-Fi per causare esplosioni a distanza di numerosi metri. Gli ordigni impiegati nel sistema “Matrix” saranno principalmente bombe letali(Claymore) in grado di provocare ferite mortali nel raggio di decine di metri. L’esercito statunitense non ha comunque rilasciato ulteriori specifiche riguardo al progetto. Gli ordigni verranno principalmente impiegati in zone “calde”, come checkpoint e basi militari.
Tra i principali responsabili della produzione di queste mine antiuomo di prossima generazione vi sono Alliant e Textron . Un dirigente del gruppo Alliant, coordinatore per lo sviluppo di Matrix, si è dichiarato assai felice perché le mine “potranno contribuire rapidamente al lavoro delle nostre truppe”.
E’ stato reso noto, inoltre, che verranno addestrati degli “specialisti” nell’uso di laptop speciali in grado di controllare le mine. Basterà affinchè numerosi civili non rischino di morire a causa di errori ben poco “intelligenti”? La cortina del silenzio creatasi attorno a Matrix non facilita certo la soluzione dei dubbi sollevati dalla notizia: quali protocolli di comunicazione verranno utilizzati per collegare le mine al quartiere di comando? Quali standard di sicurezza verranno impiegati?
Se nessuna rete di telecomunicazione riesce ad essere totalmente sicura, le reti senza fili presentano rischi sicuramente maggiori: nel caso delle reti wireless di mine antiuomo, un gruppo di criminali o di terroristi potrebbe tentare di prenderne il possesso . Il tutto con conseguenze che non lasciano molto spazio all’immaginazione.
Sono questi alcuni dei dubbi sollevati dai membri dell’organizzazione Human Rights Watch , da anni impegnati nella lotta alle mine antiuomo e terribilmente irritati dall’annuncio dell’impiego di Matrix in Iraq. In molti, attorno all’orbita di questa organizzazione, paventano conseguenze altamente spiacevoli specialmente per i civili iracheni.
Le proteste si sono immediatamente amplificate e, garantiscono gli attivisti, il segretario per la difesa Donald Rumsfeld dovrà risponderne. Mark Hiznay, responsabile di una ricerca sulla diffusione delle mine antiuomo, teme che la tecnologia Matrix finirà per dare eccessive responsabilità “a ragazzini di 19 anni seduti di fronte ad un monitor”, in grado di far saltare in aria persone innocenti “non appena un puntino luminoso inizi a lampeggiare sullo schermo di un computer”.
“Non conosciamo ancora abbastanza particolari”, continua Hiznay, “per sapere se il sistema di mine Matrix sarà una cosa buona o meno”.
Gli Stati Uniti, si legge sulle pagine del sito dell’organizzazione, sono tra i pochissimi stati mondiali a non aver mai ratificato il trattato internazionale (datato 1997) per la riduzione di questi armamenti, dimostratisi altamente pericolosi – anche a distanza di decenni – per gli abitanti delle zone minate.
Tommaso Lombardi