Quando Tesla sbandò verso Google

Quando Tesla sbandò verso Google

Nei primi mesi del 2013, le trattative per l'operazione volta a salvare la casa automobilistica dal fallimento. Elon Musk, però è riuscito a sterzare per tempo
Nei primi mesi del 2013, le trattative per l'operazione volta a salvare la casa automobilistica dal fallimento. Elon Musk, però è riuscito a sterzare per tempo

Google avrebbe potuto possedere Tesla Motors, la casa automobilistica con cui Elon Musk si è fatto largo sul mercato delle auto elettriche: nel 2013, il quadro per l’azienda si era rivelato temporaneamente critico, ed erano state avviate delle trattative per una potenziale acquisizione da parte della Grande G.

A raccontare questa congiuntura è un articolo di Bloomberg che precede la pubblicazione di un libro dedicato alle avventure imprenditoriali di Elon Musk a firma del giornalista Ashlee Vance. Erano i primi mesi del 2013 e Tesla non riusciva a piazzare che pochi esemplari della propria Model S, berlina lanciata nel 2012, probabilmente in anticipo sui tempi: i potenziali acquirenti non si mostravano disposti a spendere per un’auto elettrica e tecnologicamente all’avanguardia, ma sprovvista di accessori quali sensori di parcheggio presenti su automobili della stessa fascia di prezzo, afflitta da problemi di sicurezza, esteticamente non del tutto convincente. Tesla, in quel periodo, stava lavorando in ambito ancora sperimentale, racconta un ex ingegnere, “implementava alla meglio e più rapidamente possibile le soluzioni a cui lavorava”, e gli early adopter non contribuivano a costruire per Tesla una reputazione adatta a far presa sul grande pubblico: scemato l’entusiasmo per l’acquisto di cotanta tecnologia, davano sfogo alle lamentele riguardo a bug e imperfezioni. Musk aveva imposto un cambio di strategia, alla luce dei pessimi risultati che l’azienda stava raccogliendo: le ordinazioni si sarebbero dovute convertire in acquisti.

Avviata la mobilitazione del personale in funzione delle vendite, però, Musk si era riservato di predisporre un piano B: nel mese di marzo 2013, secondo le indiscrezioni raccolte da Bloomberg , aveva avvicinato l’amico Larry Page, proponendogli l’acquisizione di Tesla, anche in relazione alle sperimentazioni di Mountain View in ambito automobilistico. Il co-fondatore di Google, che ora riferisce che Mountain View non ha interesse per il mercato automobilistico, avrebbe preso sul serio la proposta: secondo la ricostruzione di Vance, era stato stilato un contratto che valutava l’azienda 6 miliardi di dollari e prevedeva che Google investisse altri 5 miliardi per potenziare Tesla e le sue strutture, garantendo nel contempo che Musk rimanesse alla guida per 8 anni o fino alla produzione della terza generazione di autovetture.

Le negoziazioni, che avrebbero raggiunto una fase avanzata, si sarebbero improvvisamente interrotte con la chiusura del primo trimestre 2013: Tesla aveva iniziato a vendere, gli incassi iniziavano a fluire, i conti si erano improvvisamente risollevati, facendo segnare utili per oltre 11 milioni di dollari.

L'andamento di Tesla

Fin dal 2014 sono circolate indiscrezioni ricorrenti anche riguardo un possibile interesse nei confronti di Tesla da parte di Apple, che a sua volta pare abbia intenzione di proiettarsi nel settore. A dimostrazione di come la casa automobilistica abbia ormai ingranato, c’è la cifra che qualcuno specula Cupertino potrebbe mettere sul piatto: 75 miliardi di dollari.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
21 apr 2015
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