Una ricerca nata dalla collaborazione tra Carnegie Mellon University, Politecnico di Torino e Telefonica ha evidenziato i costi “nascosti” di HTTPS, tecnologia di comunicazioni sicure (al netto dei bug e delle intercettazioni di NSA) la cui adozione non può essere considerata del tutto indolore.
L’implementazione di soluzioni sicure ha i suoi costi, dice la ricerca , e tali costi si fanno sentire già oggi quando il 50 per cento dell’intero traffico HTTP va ascritto alle comunicazioni su protocollo HTTPS: la latenza extra introdotta dai server HTTPS è misurabile e ha i suoi effetti concreti – soprattutto in un mondo in cui 1 secondo di lag sul Web corrisponde a perdite globali pari a 1,6 miliardi di vendite.
HTTPS costa anche per quanto riguarda l’aumento del traffico dati, anche se in questo caso il peso maggiore lo devono sostenere gli ISP a causa della perdita dei vantaggi dovuti alle soluzioni di cache HTTP. Per quanto riguarda i consumi energetici, poi, la mancanza di proxy potrebbe portare a un qualche tipo di impatto (sia negativo che positivo) sulla durata della batteria dei dispositivi mobile interconnessi.
Un’altra importante conseguenza dell’adozione diffusa di HTTPS è infine rappresentata dalla necessità di gestire Internet senza i servizi “di mezzo”, vale a dire le succitate soluzioni di caching, proxy o anche di scansione anti-malware, transcodifica dei contenuti multimediali, raccolta analitica dei dati e altro ancora. La perdita di questi servizi a livello globale potrebbe essere “sostanziale”, dicono i ricercatori, e in certi casi potrebbe richiedere una radicale riprogettazione dei software per poter funzionare anche su HTTPS.
Alfonso Maruccia