Quattro idee di Dorsey per Twitter

Quattro idee di Dorsey per Twitter

Il CEO spiega quali sono le priorità su cui intende puntare per il 2017. Partendo dai suggerimenti degli utenti. Ma sarà una strada tutta in salita
Il CEO spiega quali sono le priorità su cui intende puntare per il 2017. Partendo dai suggerimenti degli utenti. Ma sarà una strada tutta in salita

Milano – Che i destini dei due principali social network su piazza, Twitter e Facebook, siano diventati divergenti è un dato di fatto: mentre il primo stenta ancora oggi a individuare un modello di business redditizio, il secondo è invece ormai lanciato come piattaforma principale per la comunicazione (anche grazie all’acquisizione di Whatsapp e Instagram). Quelli di Twitter, però, non hanno smesso di puntare alla crescita: e il CEO Jack Dorsey racconta quali sono 4 dei capitoli su cui la sua azienda si focalizzerà quest’anno.

Si parte dai troll, ovvero dagli abusi che vengono perpetrati a mezzo Twitter ai danni di celebrità e comuni navigatori: la community avverte sesibilmente il problema del bullismo cinguettato , e gli strumenti messi in campo fino a oggi (limitazioni delle @menzioni e blocco di parole chiave) non bastano. Allo stesso modo c’è molta attenzione riguardo la modifica dei testi dei tweet: per ora non c’è modo di procedere all’editing dopo che il messaggio è stato pubblicato (a meno di non cancellarlo e riprovarci), ma si tratta di una limitazione inaccettabile soprattutto per quanto attiene gli utenti professionali.

Entrambe le funzioni potrebbero essere mutuate dallo schema di Facebook: con una centrale per le segnalazioni degli abusi e una cronologia delle modifiche. Sulla prima ipotesi Dorsey si mostra molto solerte, suggerendo che vista la crescente preoccupazione degli utenti per il clima che si respira su Twitter (insostenibile in certi frangenti, a causa dei troll) questa sarà senz’altro una priorità da affrontare. Per quanto attiene la modifica dei post, Dorsey ribadisce una tesi condivisa da qualcuno riguardo l’opportunità di permettere ai personaggi pubblici (politici soprattutto) di cambiare retroattivamente le proprie dichiarazioni .

Con una cronologia delle modifiche, facilmente visibile e interpretabile, tuttavia anche questi dubbi potrebbero essere dissipati: ma Dorsey non ci sta a copiare semplicemente l’approccio altrui, e dice di voler procedere sulla propria strada per cercare il modo giusto per Twitter di affrontare la questione.

Gli altri due temi che saranno affrontati sarà la selezione dei temi e la gestione delle conversazioni . Individuare i tweet realmente rilevanti rispetto a un argomento può essere un’operazione complessa, che gli hashtag da soli non possono risolvere: i casi in cui un acronimo di un evento finisce per coincidere con quello di una manifestazione di natura completamente diversa sono all’ordine del giorno, senza contare che esiste anche il problema di individuare quali siano i cinguettii più rilevanti. Discorso simile per le conversazioni, che acquisiscono maggiore importanza se viste in relazione alla gestione di un social aziendale: anche seguire le conversazioni è complesso, oggi, su Twitter e occorre investire in questo senso tempo e risorse.

Tutte queste considerazioni sembrano puntare comunque tutte in una direzione: Jack Dorsey pare abbia finalmente accettato che Twitter è una media company più che un social , dunque lo sviluppo del progetto dovrebbe procedere in quella direzione. Sarà una sfida complicata , e già piovono da ogni parte consigli e suggerimenti alternativi alla linea indicata dal CEO. Ad esempio su Medium Anil Dash stila una lista in 5 punti che comprende ad esempio maggiore coinvolgimento degli sviluppatori terzi nella piattaforma e un miglioramento significativo per quanto riguarda le metriche di misurazione delle performance dei tweet.

Ma sarà soprattutto la capacità di sfornare in tempi rapidi questi cambiamenti a fare la differenza, su questo probabilmente sono tutti concordi: tutta la concorrenza si è mossa con un passo decisamente più svelto in questi anni, e Twitter ha bisogno di recuperare terreno. Per sua sfortuna, Dorsey deve fare i conti ancora con le defezioni ai piani alti: dopo pochi mesi di permanenza a bordo, ha mollato anche Kathy Chen che era stata fatta salire sulla nave per aumentare la penetrazione del tecnofringuello in terra cinese . Completata la riorganizzazione della divisione APAC di Twitter, Chen ha deciso di partire: lascia, a suo dire , la sua divisione meglio di come l’ha trovata, con un deciso miglioramento in termini di raccolata pubblicitaria e di aumento del volume di tweet garantito dalla sua leadership.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
2 gen 2017
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