Cancellato il primo, ci rifaremo col secondo. È questo il succo del comunicato stampa con il quale la britannica Plastic Logic ha annunciato la cancellazione del tanto atteso QUE : un tablet a metà strada tra un netbook e un e-reader, basato sulla tecnologia plastica sviluppata dall’azienda e fortemente orientato alla clientela business. Non sono state specificate date o possibili configurazioni del prodotto che dovrà rimpiazzare lo sfortunato prima tentativo, ma è indubbio che lo smacco sia abbastanza significativo da costituire un punto cruciale per il futuro di Plastic Logic .
Fondata nel 2000, e oggi con sedi a Cambridge, Dresda e Moutain View, Plastic Logic aveva puntato tutto su QUE e sullo schermo touch totalmente di plastica : niente strati intermedi sensibili al tocco, di quelli che introducono fastidiosi riflessi e abbattono il contrasto (motivo per il quale il Kindle non è e non prevede di diventare touch), ma una via unica e coperta da brevetto per ottenere i favori della clientela che col tablet ci avrebbe dovuto lavorare. Sebbene il CEO Richard Archuleta si appresti a ribadire la leadership “nello sviluppo dell’elettronica in plastica per scopi commerciali” detenuto dalla sa azienda, tuttavia, QUE avrebbe dovuto costituire il primo esempio di applicazione di questa tecnologia alla realtà.
Il debutto di QUE al CES 2010, lo scorso gennaio, era stato accolto da un discreto calore: attenzione da parte degli addetti ai lavori, dei giornalisti, del pubblico per un prodotto che raccoglieva molte buone idee sotto una veste convincente, un buon numero di accordi stipulati con partner in grado di fornire contenuti. Ma, nel giro di questi pochi mesi, molte cose sono cambiate: Apple, tanto per fare un nome, ha lanciato un tablet con schermo a colori e prestazioni equivalenti al QUE (fatta eccezione ovviamente per l’inchiostro elettronico), a un prezzo equivalente o inferiore e che ha venduto milioni di esemplari. Amazon, Barnes&Noble, con l’unica eccezione di Sony, si sono spinte a vicenda in una gara al ribasso per ottenere il primato di e-reader più economico sul mercato. Le condizioni a contorno, e le aspettative dei potenziali acquirenti, sono insomma cambiate.
L’unica cosa saggia da fare, dunque, era ammettere che quanto valeva a gennaio non è più valido ad agosto : i ritardi nella commercializzazione di un prodotto, che doveva essere pronto prima dell’estate, non hanno giovato al successo del progetto. Progetto per il quale sono stati spesi investiti milioni di dollari, che non rientreranno grazie alle vendite: si pone dunque il problema di cosa farà domani Plastic Logic (che comunque dichiara di avere il sostegno dei suoi investitori e partner), anche alla luce delle indiscrezioni fornite dal Financial Times su possibili capitali russi pronti a entrare a condizione che le operazioni si spostino a est. Indiscrezioni che Plastic Logic non ha voluto commentare .
QUE si aggiunge quindi alla schiera di prodotti vaporware annunciati e sublimati nel corso del 2010. Rischia di unirsi alla partita anche Adam , il tablet di Notion Ink di cui le cronache si sono occupate anche di recente: Engadget , seguito da Slashgear , ha ricostruito la complessa vicenda societaria che ha tormentato l’azienda guidata dal CEO Rohan Shravan, tanto da costringere lo stesso Shravan a intervenire con una dichiarazione ufficiale che pone la scadenza per la commercializzazione del prodotto entro la fine del 2010. Ammettendo, e dunque confermando, che qualche problema di capitali e investitori c’è stato .
Slashgear , in particolare, riferisce che un importante finanziatore si sarebbe sfilato subito dopo il Mobile World Congress di Barcelona dello scorso febbraio, complicando la vita a Notion Ink: il mancato accordo tra capitali e sviluppo avrebbe addirittura spinto l’azienda a considerare un cambio di piattaforma (da Tegra 2 a Intel), sistema operativo (da Android a Windows 7) e form factor (da tablet a netbook). Cancellato il programma di promozione che avrebbe dovuto convogliare gli sviluppatori su Adam, con il personale in calo e le ambizioni di sbarcare contemporaneamente su 12 mercati ridotte al lumicino, Shravan ha dovuto trovare nuovi fondi e un nuovi partner per portare avanti il progetto .
La situazione si sarebbe sbloccata a giugno: il ritardo accumulato avrebbe comunque giovato all’esecuzione dello sviluppo, visto che nel frattempo c’è stato il tempo di attendere la maturazione di Tegra 2 (fattore che avrebbe comunque suggerito di allungarsi fino ad agosto nella migliore delle ipotesi), assistere al lancio e optare per l’adozione di Android 2.2, sviluppare nuovo software e ottimizzare l’interfaccia utente oltre al sistema multitasking. Di Adam, ora sappiamo , esisteranno almeno 2 versioni : una con e una senza lo schermo Pixel Qi, almeno stando alle specifiche mostrate nella beta del futuro sito ufficiale. La terza, citata da Shravan, è probabilmente quella che monterà il modulo 3G (oltre a WiFi N e Bluetooth).
Tramontata comunque pare definitivamente la scadenza del Q3, a Notion Ink restano poche occasioni per riuscire a portare sul mercato il suo Adam prima di Natale (momento particolarmente propizio per raccogliere ordini): il CEO afferma che i prezzi saranno inferiori a quelli di iPad , resta da capire se e come si evolverà per allora il panorama hardware e software. Come la storia di QUE appena narrata insegna, pochi mesi possono fare la differenza tra il successo e l’insuccesso di un prodotto: HP si appresta a farsi largo col suo tablet con WebOS (di cui forse si risentirà parlare al CES, dopo lo sfortunato debutto di quest’anno ), Apple probabilmente a gennaio presenterà iPad 2, e nessuno esclude che Google abbia qualcosa pronta da tirar fuori dal cilindro. La porta che conduce alla gloria si sta facendo sempre più stretta.
Luca Annunziata