Può Internet rivelare davvero la nostra essenza? A questa domanda, nel tempo, molti sociologi ed esperti hanno tentato di dare una risposta concreta, tirando in ballo soprattutto blog e social network. Però, a discapito dei grandi numeri riportati da queste realtà, ad oggi gli unici confessionali virtuali sembrano essere i motori di ricerca.
La conferma di quanto appena detto arriva a circa tre anni di distanza dallo scandalo AOL: come ben sapranno i lettori di Punto Informatico , nel 2006 il motore di ricerca fu al centro di numerose polemiche per aver incautamente pubblicato le chiavi di ricerca di oltre 650mila utenti, permettendo così di ricostruire la quotidianità di ogni singolo utente, contraddistinto da un numero, attraverso le domande fatte alla sfera di cristallo virtuale.
Nonostante all’epoca dei fatti i dati siano stati ritirati dal sito web tre giorni dopo la loro pubblicazione, ciò non è servito a bloccarne la diffusione, estesa a macchia d’olio su tutta la rete. Reperire quei dati, ancora oggi è molto più che semplice. La loro reperibilità, per quanto per molti possa costituire un grave affronto alla privacy online, può in certi casi dar vita a progetti interessanti: è questo il caso i I Love Alaska , documentario a puntate la cui trama è costituita nient’altro che dalle parole immesse nel motore di ricerca.
Tra tutti gli utenti disponibili, i registi del mini-documentario a puntate, gli olandesi Sander Plug e Lernery Engelberts hanno scelto lei, l’utente 711391 e le sue insolite domande. La serie, composta da tredici episodi che durano dai 3 ai 7 minuti, è interamente incentrata sulle domande dell’utente, grazie alle quali si scopre che vive a Houston, in Texas. Ogni video, semplicissimo, offre la veduta di un desolato paesaggio innevato, scandito dal suono del vento e animato dalla sola voce narrante che meccanicamente espone le domande digitate dalla donna sul motore di ricerca.
Il quadro che ne emerge è alquanto singolare, forse a volte onirico, ma sempre reale. La donna attraverso il web cerca risposte a numerose domande, passando da semplici curiosità ad argomenti più complessi. Man mano che i minuti passano, si avverte la netta sensazione di percepire la forma della sua personalità, del suo quotidiano: 711391 cerca di scoprire un metodo efficace per ammazzare i fastidiosi uccelli che le popolano il giardino, oppure si domanda se George Clooney sia gay o come riuscire a dormire avendo un marito che appena spenta la luce inizia a suonare la Nona di Beethoven con il solo ausilio dell’apparato respiratorio.
La donna inoltre si dimostra attenta alla propria salute, come dimostrano le numerose domande relative ai vari piccoli problemi comuni a molte persone della sua età. L’elenco è davvero molto vasto , anche se si considera che i dati sono relativi a soli tre mesi di navigazione quotidiana. Sesso, famiglia, vita quotidiana, ma anche amicizia, rapporti virtuali, curiosità varie: questo il mondo visto tramite i suoi occhi.
Andando avanti nell’inconsueta narrazione, si ha la netta impressione, aiutata forse dalla suggestione della glaciale ambientazione, di iniziare a capire, a comprendere: questo è il credo dei due registi che descrivono il loro sconosciuto protagonista come “una qualsiasi donna di mezza età nel pieno della sua menopausa, alla ricerca di un modo per rinfrescare la propria vita di coppia, soprattutto quella sessuale” raccontano . “Verso la fine della storia la donna inizia a mentire al proprio marito circa un presunto flirt avuto con un altro uomo tramite il web. Dalle sue parole emerge il suo pentimento, così come la sua dipendenza dal web che ella stessa ammette e, soprattutto – continuano – il sogno di ricostruire una nuova vita con la sua famiglia proprio in Alaska”. Da qui il titolo di tutto il documentario.
Il prodotto finale è un vero e proprio video virale, destinato a far parlare di sé. In realtà non è la prima volta che dal calderone scoperchiato da AOL si tenta di ricostruire la storia di un utente: un qualcosa di simile è stato tentato nel 2006 dal New York Times che è riuscito a risalire all’identità dell’utente 4417749 utilizzando lo stesso metodo.
Un occhio critico potrà sicuramente obiettare che non tutte le parole cercate appartengano davvero alla donna: in molti parlano della sua presunta bisessualità, riferendosi forse alla query relativa alla ricerca di foto osè di Hillary Swank, quando in realtà quelle parole potrebbe averle digitate suo marito. Ma questo sembra non interessare agli autori: quella dell’utente 711391 è solo una storia, come tante altre. Una storia nuda e cruda, spiata dal buco della serratura di chi si mette a nudo credendo di essere al sicuro.
Vincenzo Gentile