L’induzione dell’anestesia negli umani in un ospedale francese è ormai sempre più spesso sostituita dai sensori e dagli spinotti di un robot, capace di variare l’intensità delle somministrazioni dei farmaci anestetici in ogni momento di un intervento chirurgico. Succede da qualche tempo all’ Hospital Foch di Suresnes, in Francia, dove gli anestesisti umani sempre più spesso possono limitarsi a monitorare lo stato del paziente.
L’idea di fondo, ha spiegato il professor Marc Fischler, che dirige il reparto di anestesia dell’ospedale e che ha annunciato l’avvenuto testing del robot su 200 pazienti, è quello di migliorare la prestazione garantendo il massimo standard di sicurezza. I 200 sono stati operati non solo in una decina di ospedali francesi ma anche in Belgio e in Germania.
Come? Il modello di robot impiegato fin qui utilizza un monitor biospettrale sviluppato negli Stati Uniti e pensato per analizzare la profondità dell’anestesia attraverso la registrazione dell’attività celebrale. Un elettrodo piazzato sulla fronte del paziente consente di valutare ogni variazione di questa “profondità” compresa tra 0 e 100: il dato viene fornito alla macchina che può così somministrare i farmaci a seconda delle esigenze. I francesi si sono concentrati nello sviluppo di un sofisticato software di controllo.
Fischler sottolinea come tutte le operazioni del robot siano supervisionate dallo specialista la cui performance ne avrebbe da guadagnare: sollevato da una serie di procedure, ora in carico alla macchina, l’anestesista può più prontamente rispondere ed agire in caso di imprevisti o necessità che dovessero emergere nel corso di un intervento chirurgico. “È un sistema, un pilota automatico – spiega Fischler – che solleva l’anestesista da uno dei suoi compiti, così che possa dedicarsi interamente alla necessità primaria di monitorare lo stato del paziente”.
Il sistema messo a punto in Francia è dunque ora pronto per la diffusione globale. “Negli ultimi quattro anni – assicura Fischler – abbiamo dato vita e ottimizzato questa nuova versione” del progetto. “Sul breve periodo – ha spiegato – è ancora una tool di ricerca ma posso immaginare che sul lungo periodo possa diventare uno strumento di uso quotidiano. Non abbiamo davvero inventato il sistema, ma lo abbiamo sviluppato ulteriormente e oggi siamo gli unici al mondo ad averlo utilizzato effettivamente come strumento per l’anestesia generale e come assistente durante gli interventi”.
Tra i vantaggi del sistema, assicurano i ricercatori francesi, la possibilità di gestire pazienti “in qualsiasi condizione” e anche per lunghi periodi, fino a 14 ore continuative .