Quelle intrusioni nelle email personali

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Dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna arrivano due diverse notizie con un minimo comun denominatore: sulla posta elettronica occorre ragionare
Dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna arrivano due diverse notizie con un minimo comun denominatore: sulla posta elettronica occorre ragionare


Roma – Negli Stati Uniti è emerso che il 47 per cento di un campione rappresentativo di americani ritiene che la “perquisizione” della posta elettronica da parte delle autorità di sicurezza non solo sia una invasione della privacy ma sia anche inutile ai fini della lotta contro il terrorismo.

Ad affermare queste percentuali è l’ultimo studio di Pew Internet and American Life Project secondo cui, però, ben il 45 per cento degli americani si dice invece disposto ad accettare questo mezzo estremo di vigilanza pur di dare filo da torcere ai terroristi. In ogni caso appare significativo che su una materia di questo tipo lo scarto degli indecisi, o di chi non ha una opinione in merito, sia ridottissimo.

Dalla Gran Bretagna è arrivata nelle stesse ore la notizia che il deputato conservatore Micheal Fabricant ha deciso di scagliarsi contro la contestatissima normativa che consente ai datori di lavoro di esercitare un controllo anche sui contenuti della posta elettronica dei propri dipendenti.

La questione è annosa e secondo Fabricant, che può contare sull’appoggio dei gruppi che si battono per i diritti civili, la cosa si risolve considerando la posta elettronica alla stregua della posta tradizionale o delle telefonate, protetti come sono dalle tutele pro-privacy. Secondo alcune fonti, in Gran Bretagna un’azienda su cinque controlla l’uso della rete da parte dei dipendenti.

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Pubblicato il
9 set 2002
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