Può un piccolo motore di ricerca sfidare Google, magari approfittando del temporaneo momento di incertezza dettato dalle sentenze provenienti dalla Commissione Europea? Qwant è il Davide che sfida Golia e, nel dubbio, sfodera la fionda e lancia la prima pietra.
Qwant è un motore di ricerca di radici francesi nato sulla base di un principio: garantire appieno la privacy degli utenti, distinguendosi così rispetto alla concorrenza e proponendosi come il lato buono della ricerca online. Il profumo di chimera è chiaramente molto forte, ma i 25 milioni investiti dalla BEI solo tre anni or sono ha fatto capire come il principio abbia un suo valore e il motore (lanciato da Jean-Manuel Rozan ed Eric Leandri) abbia un suo motivo d’esistenza. L’accordo con Fairphone nel 2017 porta avanti la linea di sempre, l’approdo in Italia nei mesi scorsi allarga il perimetro del progetto e da inizio 2018 il servizio ha aperto anche alla Cina. Basta questo per sfidare Google? Manco per sogno. Ma Qwant è la bandiera che serviva all’Europa per dettare nuovi standard nel tentativo di imporli al dominio dei giganti USA.
Inevitabilmente la reazione di Qwant alla sentenza europea è di giubilo: “Siamo molto soddisfatti che la Commissione Europea abbia capito come Google utilizza la posizione dominante del sistema operativo Android, per impedire la concorrenza sul mercato della ricerca online. Ora, ci aspettiamo che Google rispetti appieno la decisione della Commissione in modo che gli utenti, quando acquistano un telefono cellulare, siano liberi di scegliere quale motore di ricerca o browser preferiscono utilizzare”. Questo è l’obiettivo di breve periodo: avere la possibilità di discutere con gli OEM con pari dignità, mettendo sul piatto le proprie risorse giocando a regole pari. E vinca il migliore.
E per dimostrare che i piccoli possono anche mettersi assieme per coltivare grandi sogni, è delle ultime ore anche l’accordo di collaborazione tra Qwant e Vivaldi (software house fondata da Jon Stephenson von Tetzchner, già padre del browser Opera). Qwant diventa da oggi il motore di ricerca predefinito sul browser Vivaldi, costruendo così una partnership di mutuo interesse basata sulla comunanza dei principi portati avanti. L’Europa intende cercare di costruire un nuovo modello di business basato su un controllo più stretto della privacy ed in questo tentativo Vivaldi e Qwant rappresentano gli strumenti sfoderati.
Non basta questo per far paura a Google ed Android, così come non basta una sanzione da oltre 4 miliardi di dollari. Ma Qwant e Vivaldi servono anzitutto all’Europa per dar corpo alle proprie convinzioni, per specchiarsi nella propria chimera nell’auspicio di portare il mondo intero verso standard concorrenziali e di privacy differenti da quelli che fanno emergere scandali a cadenza ormai sempre più frequente.