Raccolta dati: Google ha ingannato gli utenti

Raccolta dati: Google ha ingannato gli utenti

Secondo un giudice australiano, Google non ha informato in modo chiaro gli utenti sulle modalità di raccolta dei dati sulla posizione tramite Android.
Raccolta dati: Google ha ingannato gli utenti
Secondo un giudice australiano, Google non ha informato in modo chiaro gli utenti sulle modalità di raccolta dei dati sulla posizione tramite Android.

In seguito alla denuncia presentata dalla ACCC (Australian Competition and Consumer Commission) alla fine di ottobre 2019, il tribunale federale ha confermato la violazione della Australian Consumer Law da parte di Google. L’azienda di Mountain View ha ingannato gli utenti sulle modalità di raccolta dei dati relativi alla posizione geografica effettuata tramite Android.

Localizzazione Android: informazione non chiara

La raccolta ingannevole dei dati è avvenuta tra gennaio 2017 e dicembre 2018. Quando un utente creava l’account Google durante la procedura di configurazione iniziale del dispositivo Android, Google indicava che “Cronologia delle posizioni” era l’unica impostazione tramite la quale veniva effettuata la raccolta, la conservazione o l’utilizzo di dati sulla posizione geografica. In realtà c’era un’altra impostazione, denominata “Attività web e app” (attiva per default), che permetteva di ottenere lo stesso scopo.

In effetti, ancora oggi nella descrizione è scritto che l’impostazione “Salva la tua attività nei siti e nelle app Google, incluse le informazioni associate come la posizione“. Inoltre, Google non ha informato in modo chiaro gli utenti che continuava a raccogliere i dati sulla posizione anche quando veniva disattivata l’impostazione relativa alla cronologia delle posizioni.

La ACCC chiederà a Google di spiegare meglio il funzionamento delle impostazioni relative alla posizione geografica. La commissione deciderà nei prossimi giorni eventuali sanzioni. L’azienda di Mountain View ha comunicato di essere in disaccordo con la decisione del giudice e che esaminerà varie opzioni, tra cui il ricorso in appello.

Fonte: ACCC
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Pubblicato il
19 apr 2021
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