I procuratori generali del District of Columbia e di tre stati (Texas, Washington e Indiana) hanno denunciato Google per aver ingannato gli utenti sull’uso della geolocalizzazione su Android, rendendo quasi impossibile bloccare il tracciamento della posizione. L’azienda di Mountain View avrebbe quindi violato la privacy degli utenti. Google ha smentito le accuse, affermando che la gestione dei dati è facilmente accessibile dall’account.
Tracciamento della posizione: Google inganna gli utenti?
Secondo i procuratori generali, Google ha ingannato i consumatori su come vengono tracciate le loro posizioni, facendogli credere di poter controllare le informazioni che raccoglie. In realtà non ci sarebbe nessun modo per impedire la raccolta e l’uso di tali dati. Queste pratiche ingannevoli riguardano Android, Google Search e Google Maps.
Il procuratore del District of Columbia ha dichiarato che il modello di business di Google è basato sulla sorveglianza costante degli utenti. Grazie ai suoi prodotti e servizi, l’azienda di Mountain View sfrutta i dati sulla posizione per creare profili da utilizzare per le inserzioni personalizzate.
Secondo i procuratori, Google continuerebbe a tracciare la posizione anche se l’utente disattiva le opzioni Attività web e app, e Cronologia delle posizioni nell’account e i servizi di localizzazione su Android. I procuratori hanno chiesto quindi un’ingiunzione per bloccare le pratiche ingannevoli e illegali di Google. Inoltre cercheranno di ottenere il rimborso dei profitti derivanti dal monitoraggio della posizione.
Google ha pubblicato un post sul blog ufficiale per smentire le accuse, sottolineando che gli utenti possono facilmente bloccare la raccolta dei dati e cancellare quelli raccolti attraverso chiare impostazioni nell’account.