Piccole e grandi piattaforme di cloud computing crescono, e questa volta si è impegnata persino la NASA: l’agenzia spaziale statunitense ha avviato una partnership con la società di hosting Rackspace con l’obiettivo dichiarato di dar vita a una nuova infrastruttura di nuvole telematiche che rispetti pienamente i dettami della filosofia del software open source.
La piattaforma si chiama OpenStack , ed è al momento in fase di “developer preview”. Supportata da importanti protagonisti dell’IT come Intel, AMD, Dell e Citrix, OpenStack è un progetto che nasce sotto il segno della licenza Apache (seconda versione) e vuole diventare “la piattaforma di cloud computing open source ubiquo che andrà incontro alle necessità dei fornitori di cloud pubblici e privati indipendentemente dalle dimensioni, e lo farà per la facilità di implementazione e per la scalabilità”.
Due i componenti principali di OpenStack : Object Storage è il sistema di storage degli oggetti completamente distribuito che aggrega i server disponibili in cluster per l’immagazzinamento “affidabile, ridondante, e su larga scala di oggetti statici”; Compute è basato sulla tecnologia Nebula di NASA e si incarica della somministrazione di istanze di computing su un’infrastruttura distribuita.
Jim Curry, vicepresidente di RackSpace e principale responsabile del nuovo progetto di cloud computing, loda OpenStack descrivendone la natura di “software autenticamente open source” e notando l’assoluta mancanza di “limiti artificiali o limitazioni di performance” all’interno del progetto.
RackSpace si occuperà della guida dello sviluppo e della roadmap di distribuzione del codice sorgente, e Curry promette che l’intero iter sarà aperto a tutti in maniera trasparente con i processi decisionali documentati alla luce del sole .
Alfonso Maruccia