Quando la pirateria è un’abitudine, nemmeno la rivoluzionaria mossa dei Radiohead può alcunché. Potenzialmente gratuito , privo di qualsiasi tipo di sistema DRM , l’album In Rainbows , il primo giorno della release, è scrosciato dalle reti BitTorrent fino ai player di 240mila utenti .
Da allora, segnala Techcrunch , 100mila utenti al giorno se lo sono accaparrato così. È probabile si tratti di downloader casuali, incuriositi dal file postato ad un solo click di distanza dall’album che tanto li interessava. È così che se i download legali hanno raggiunto quota 1 milione e 300mila, se un numero imprecisato di utenti ha addirittura deciso di ricompensare la band con una offerta che oscilla tra i cinque e gli otto dollari, i download “illegali” stanno rapidamente raggiungendo quelli offerti dalla band.
Non è quindi il prezzo sul mercato, né sono i lucchetti DRM la motivazione che fa preferire i sistemi di file sharing ad un’offerta legale, suggerisce il CEO di BigChampagne Eric Garland, intervistato da Forbes . Già tremano i distributori di musica, che hanno iniziato a vendere senza DRM a prezzi popolari per tentare di assecondare il mercato.
La questione risiede piuttosto nell’ abitudine al P2P e nell’ impareggiabile comodità dei sistemi di file sharing: semplicemente, suggerisce Garland, “per la gente è più facile ottenere la versione illegale che accedere alla versione legale”. Una opinione condivisa anche dai blogger, che difendono a spada tratta le potenzialità e l’immediatezza dell’uso delle reti BitTorrent.
La soglia di sopportazione dell’ascoltatore di musica è dunque bassa al punto che la richiesta di inserire un nome e un indirizzo di posta elettronica basta per scoraggiare dall’accedere ad un download legale e gratuito? È bassa al punto di spingere l’utente verso il download rapido e illegale, qualora ci fosse da attendere del tempo per scaricare dai server ufficiali di band come i Radiohead? La pensa così Doug Lichtman , esperto in materia di proprietà intellettuale e professore presso la UCLA School of Law. Lichtman è altresì convinto che questo atteggiamento degli utenti, che l’imponente portata degli scambi di In Rainbows sulle reti torrent, squalifichi e decreti il fallimento della proposta innovativa dei Radiohead .
Ma l’osservazione di Lichtman non appare lungimirante: i Radiohead hanno distribuito, solo attraverso lo store dedicato, sei volte le copie del precedente album. Il successo dei Radiohead non si dovrebbe però misurare esclusivamente sul numero delle copie richieste legalmente: anche gli “album pirata” permettono agli ascoltatori di musica di far conoscere e apprezzare la band , di appassionare una fetta di pubblico che sarà entusiasta di partecipare ai concerti, di acquistare copie fisiche e merchandising.
Gaia Bottà