Roma – Internet fa male? Che questo possa in certe situazioni accadere lo pensa un numero sempre maggiore di esperti. Le molte opportunità di relazionarsi via internet sembrano infatti capaci di produrre anche effetti indesiderati e, talvolta, nocivi allo sviluppo della persona o alla conduzione di una vita socialmente soddisfacente. A parlarne saranno gli esperti che nei prossimi giorni si riuniranno per discutere dei problemi psicologici emergenti con la diffusione delle nuove tecnologie, nell’ambito di una iniziativa voluta dalla Commissione Bicamerale per l’Infanzia .
La Commissione, presieduta da Maria Burani Procaccini, intende ragionare con psicologi ed esperti su una quantità di “abusi” collegati all’uso esclusivo della rete per le relazioni sociali, dall’età infantile a quella adulta. Situazioni che vengono descritte con termini quali “tecnoautismo”, ovvero l’impossibilità di esprimere le proprie emozioni, i propri sentimenti, al di fuori di un contesto elettronico e telematico.
Ma nella lista nera dei nuovi mali ci sono anche cose come “webcam abuser”, chi cioè cade “preda” dei molti servizi e sistemi che permettono di usare internet a fini voyeuristici. Oppure si parla di “tech-abuser”, di quelli cioè che hanno dimenticato persino l’esistenza delle persone in carne ed ossa.
Nel corso del simposio “La mente virtuale” voluto dalla Commissione, si parlerà in primis dell’impatto delle tecnologie nelle relazioni sociali dei più piccoli. Il tecnoautistico, infatti, è nello specifico un minore, in genere tra i 6 e i 9 anni, per il quale soltanto il mondo cyber consente di veicolare emozioni.
Tra i dati che verranno presentati al simposio vi sono quelli secondo cui di cento bambini, il 15 per cento cerca amicizie in rete. Ed è lì che si celerebbero i rischi di un uso della rete inconsapevole e totalizzante degli affetti.
Per gli adulti, invece, l’attenzione degli psicologi si accentra su quelle patologie che nascono in chi, abituato all’uso di internet per le proprie relazioni sociali, “dimentica” il contatto fisico e gli altri mezzi di comunicazione e relazione fino ad esserne schiacciato, divenendo così un tech-abuser, capace di vivere in rete qualsiasi cosa, compreso amore e sesso.
Questo però, hanno dichiarato gli psicologi, non vuol dire che sono da buttare i contatti in rete, anzi. Nei prossimi tre anni si prevede che il 30 per cento di tutte le coppie si formeranno grazie ad internet.
Sempre in tema di abuso di tecnologie, lo scorso ottobre Burani Procaccini affermò che esisteva un “pornorischio” legato all’uso dei nuovi messaggini multimediali MMS e chiese di conseguenza nuove regole e bollini salvabimbo per i fornitori.
Va detto che sul tema della “dipendenza” dalla rete e dalle tecnologie il dibattito anche nel nostro paese va ampliandosi rapidamente. Spesso stimolato da casi che fanno discutere, come quello dei 12 videodipendenti in cerca di aiuto, o da polemiche “storiche” come quella sulla violenza dei videogiochi .