L’investigazione portata avanti dalla Commissione Europea nei confronti di Rambus per abuso di monopolio si conclude con un accordo: la UE non multa la produttrice di chip americana, che da parte sua si impegna a ridurre le royalty sulle memorie DRAM.
Il caso antitrust era stato aperto nel 2007, con l’accusa mossa a Rambus di imporre royalty non eque per l’utilizzo dei suoi brevetti necessari allo standard industriale DRAM. L’accusa, inoltre, affermava che lo standard fosse stato fatto approvare con secondi fini, dal momento che tali domande di brevetto erano state tenute segrete all’organizzazione che doveva fissarlo (la Joint Electron Device Engineering Council – JEDEC) e di cui Rambus faceva parte.
Qualsiasi apparecchio che intende utilizzare DRAM deve, di conseguenza, pagare le royalty richieste da Rambus per il design da essa sviluppato. Un mercato che vale circa 34 miliardi di dollari l’anno.
Secondo l’ impegno assunto davanti alla Commissione, Rambus non richiederà più nulla per l’utilizzo degli standard chip SDR e DDR e abbasserà le richieste per le nuove versioni di DDR dal 3,5 per cento all’1,5 per i prossimi cinque anni, per poi scendere all’1 per cento.
Azioni analoghe erano peraltro state intraprese dalla Federal Trade Commission (FTC) statunitense, ma erano cadute . Restano ancora in piedi, tuttavia, gli altri procedimenti che coinvolgono Rambus: davanti le Corti del Nord California, del Delaware, nonché davanti all’USPTO, la società sta attaccando Nvidia, Hynix, Hanya, Micron e Samsung per violazione dei suoi brevetti.
Rambus, peraltro, si è è già aggiudicata negli anni importanti vittorie che sembrano convalidare la solidità delle sue tesi. L’unica battuta di arresto per la sua strategia si è avuta quando un esaminatore dell’USPTO, nell’ ultimo caso portato all’attenzione dell’ufficio, ha respinto tutte le sue rivendicazioni mosse contro Nvidia.
Claudio Tamburrino