I “test proiettivi” sono una tecnica diagnostica molto usata in psicologia e nota anche ai non addetti ai lavori: le famose tavole con le “macchie di Rorschach” ne sono da lungo tempo un classico esempio. Questo genere di test serve principalmente da stimolo psicologico per spingere le persone a reagire in modo da rivelare parti nascoste della propria personalità.
In questo modo viene svelato che il Manifesto Cyborg è solo una delle provocazioni del gruppo di guastatori mediatici raccolto intorno agli Adbuster (acchiappapubblicità).
Si tratta di un documento, presentato come il risultato di una analisi preparata da gruppi di lavoro provenienti da diversi paesi, che descrive lo scenario di un futuro – molto vicino – nel quale l’umanità delle persone verrà sostituita da un insieme di carne e circuiti e nel quale la natura verrà abbandonata a favore di una esistenza completamente cibernetica. Il testo del lungo documento non fa altro che portare alle estreme conseguenze alcune delle tendenze attualmente in atto nella società dell’informazione, nella quale la comunicazione elettronica e le macchine che la supportano hanno assunto un ruolo sempre più determinante ad ogni livello.
Ecco alcune frasi tratte dal “manifesto”:
“Cos’è la vita? La definizione cambia e si espande. La linea tra naturale ed artificiale si dissolve. Ogni giorno entriamo in un rapporto sempre più intimo con macchine di ogni tipo.”
“Grazie a Dio il mondo naturale non è l’unica nostra possibilità.”
“Stiamo entrando in una nuova era nella quale i prodotti virtuali – informazioni, scorte, azioni, obbligazioni – comandano.”
Come si può notare, nulla di particolarmente originale. Ma, nonostante una attenta lettura del “manifesto” porti a sospettare della sua natura di “falso” ci sono state solo poche persone, tra le centinaia che hanno partecipato al dibattito on-line pro o contro le teorie presentate, che hanno capito trattarsi di uno scherzo. Anche coloro che si sono dichiarati contrari alle prospettive delineate per il futuro dell’umanità e della terra le hanno ritenute tuttavia assolutamente plausibili. Ed è questa, a detta dei promotori dell’iniziativa, la cosa più preoccupante di tutte, il fatto che la maggioranza delle persone veda nel futuro dell’umanità un destino ineluttabilmente sempre più dominato dalla tecnologia.
Una delle riflessioni che si possono fare riguarda la natura delle informazioni diffuse in Rete. Ci vuole davvero poco: una grafica accattivante ed un messaggio che faccia leva su alcuni dei temi maggiormente dibattuti rendono facile creare un effetto di realtà che sarebbe più complicato ottenere usando altri media e, almeno potenzialmente, meno diffuso. Non che dubitassimo della potenza intrinseca di un mezzo di comunicazione come Internet, ma episodi del genere ripropongono una serie di interrogativi riguardanti gli effetti sociali della comunicazione elettronica.
Sicuramente ci saranno quelli che da fatti del genere ricaveranno nuove motivazioni per sostenere il controllo delle informazioni, vale a dire un qualche tipo di censura, con la scusa di proteggere le persone dalla diffusione di notizie false. In realtà, come la storia del “falso” manifesto cyborg dimostra, spesso proprio grazie a provocazioni di questo genere è possibile innescare dei dibattiti su temi molto scottanti e di capitale importanza per il nostro futuro.
Il gruppo di “Adbuster” non è nuovo a questo tipo di provocazioni ed uno sguardo al loro sito permette di comprendere meglio le idee che muovono questi “guerriglieri” e gli obiettivi delle campagne che periodicamente lanciano.
Tra le ultime iniziative la riproposta – in chiave hi-tech – di un vecchia idea cara alla controcultura, quella di lanciare una manciata di biglietti di banca in un luogo affollato per vedere l’effetto che fa. Il primo aprile scorso in diverse città del nord america (ma non solo) qualcuno ci ha provato davvero.