Le vittime dei ransomware scelgono sempre più spesso di non pagare il riscatto chiesto da chi esegue l’attacco mettendo sotto scacco i loro dati o comunque di versare cifre inferiori rispetto a quanto avveniva in passato. L’esborso medio rilevato nel Q4 2020 dai ricercatori di Coveware si attesta a 154.108 dollari, in calo del 34% rispetto ai 233.817 dollari del trimestre precedente.
Riscatti più bassi e meno frequenti per i ransomware
Se da un lato il trend va interpretato come un segnale positivo, dall’altro ha innescato un cambiamento nella strategia adottata dai cybercriminali. Ora non si limitano più a cifrare i documenti facendo partire un conto alla rovescia al termine del quale, in caso di mancato pagamento, eliminarli definitivamente: di frequente minacciano i bersagli di diffondere pubblicamente quanto sottratto, mettendo così potenzialmente in pericolo informazioni riservate, dati personali e segreti industriali.
Una delle risorse da consultare se si è colpiti da un malware di questo tipo è il sito No More Ransom gestito da Europol e da una serie di partner impegnati da ormai diversi anni nella lotta a una delle minacce informatiche più subdole. Doveroso ricordare che avendo a che fare con criminali a tutti gli effetti, anche in seguito al versamento non si può avere certezza che i dati rubati vengano effettivamente cancellati: potrebbero essere impiegati successivamente per altre finalità malevole.