Le aziende finiscono sempre più spesso nel mirino dei criminali informatici che impiegano i ransomware per mettere a segno i loro attacchi, sfruttando vulnerabilità note. E nella maggior parte dei casi, accettano di pagare il riscatto chiesto per rientrare in possesso dei propri dati o per non correre il rischio di vederli diffusi pubblicamente: accade per il 76% delle vittime. È quanto svela l’indagine condotta da Veeam coinvolgendo 1.000 leader IT.
Scegliendo soluzioni come Bitdefender GravityZone Business Security Premium ci si mette al sicuro da questa e altre minacce informatiche, grazie a strumenti avanzati che fanno leva, tra le altre cose, sulle potenzialità del machine learning. Si tratta infatti di uno dei migliori antivirus per ufficio e sicurezza aziendale attualmente in commercio.
Cosa dice il 2022 Ransomware Trends Report di Veeam
Un’altra statistica preoccupante che emerge dallo studio è quella relativa al 47% dei dati di produzione colpiti in media dalle azioni. Solo il 69% risulta poi recuperabile. L’impatto è definito “drammatico”. Anche per questo, prevenire qualsiasi tipo di conseguenze con buone pratiche di cybersecurity ed eseguendo backup frequenti è oggigiorno un imperativo.
Per tutti gli altri dettaglio è possibile consultare il 2022 Ransomware Trends Report appena pubblicato da Veeam. Queste le parole di Danny Allan, CTO della società.
Il ransomware ha democratizzato il furto di dati e richiede uno sforzo collaborativo da parte delle aziende di ogni settore al fine di massimizzare la loro capacità di rimediare e recuperare i dati senza pagare un riscatto. Pagare i criminali informatici per ripristinare i dati non è una strategia per la data protection: non c’è alcuna garanzia di recupero dei dati, i rischi di danni alla reputazione e di perdita di fiducia dei clienti sono elevati e, soprattutto, si alimenta e si premia l’attività criminale.
È doveroso essere consapevoli che il pagamento del riscatto non garantisce il recupero dei dati. Per il 52% degli intervistati è stato possibile, mentre il 24% afferma di non averlo potuto eseguire nonostante la transazione avvenuta. Oltre al danno, anche la beffa.