Notorious markets . Famigerati mercati della contraffazione e del file sharing selvaggio, primi protagonisti di un report redatto presso l’ Office of the United States Trade Representative (USTR) statunitense. Veri e propri cartelli del P2P, indicati ai vertici governativi dagli alti rappresentanti dell’industria culturale a stelle e strisce.
Servizi di file hosting come RapidShare erano così finiti nella lista dei cattivoni della condivisione selvaggia dei contenuti, in barba a qualsiasi disposizione a tutela del copyright. Una situazione del tutto inaccettabile, almeno secondo quanto dichiarato da un portavoce al network tedesco d’informazione Deutsche Welle .
L’interrogativo dei rappresentanti di RapidShare è parso chiaro: perché una società come Google non viene indicata tra i principali responsabili della violazione di massa del copyright? Non sarebbe forse vero che il search di Mountain View provvede all’indicizzazione di centinaia di migliaia di file illeciti ? Se i vertici di RIAA e MPAA hanno salvato l’azienda californiana è grazie ad un’imponente attività di filtraggio garantita dal suo search, anche su piattaforme come YouTube. Ma i rappresentanti di RapidShare hanno sottolineato come queste stesse attività vengano da loro svolte di routine .
Il problema principale sembra il patto lobbistico che RIAA e MPAA hanno ormai consolidato con il governo statunitense, pronto ad intervenire con il famigerato Combating Online Infringement and Counterfeits Act (COICA). Ovvero il disegno di legge che vorrebbe abbattersi sia sul responsabile di uno spazio online che su chi abbia registrato il relativo dominio .
Servizi come RapidShare non vogliono stare al gioco di potere, soprattutto dopo che il servizio tedesco è stato considerato non responsabile delle violazioni da parte dei suoi utenti, sia in patria che in terra statunitense . RapidShare si servirà così dei pregiati servizi di una società di lobbying, per rappresentare i suoi diritti presso il Congresso.
La società in questione è la Dutko Worlwide , già curatrice degli interessi di aziende come Google, Motorola e Adobe. RapidShare punterà così alla rimozione del proprio nome dalla lista governativa ispirata dall’industria del copyright . Secondo obiettivo: fare pressioni contro il sequestro dei domini per poi abolire le previsioni del COICA.
Mauro Vecchio