L’annuale rapporto AGCOM sullo stato delle comunicazioni in Italia è un momento di grande importanza non soltanto per fare il punto sulle attività dell’Authority, ma anche perché si mettono assieme una serie di dati e di considerazioni dai quali è fondamentale partire per riconsiderare il contesto. Trattasi infatti di un contesto in rapidissima evoluzione, nel quale è anche difficile avere minime prospettive sul futuro, ma la visione offerta dall’Autorità è un punto di vista privilegiato sul panorama nazionale.
Mercato unico
L’introduzione del presidente Cardani ha una forte accezione politica che inquadra la creazione di un mercato unico digitale nel necessario sforzo da compiere per trasformare l’Europa in qualcosa di più di una certificazione in carta bollata. Per respirare davvero l’idea di un continente unico e unito, quindi, occorre inseguire la ” Gigabit Society ” come una chimera da studiare, da progettare e da costruire tutti assieme: “L’ulteriore sviluppo del mercato unico digitale rappresenta la cornice irrinunciabile di un qualsiasi progetto europeo, per il rilevante impatto che esercita sulla produttività, l’innovazione e la qualificazione dei territori, e per gli effetti di benessere sociale e di sviluppo nazionale che produce”. La costruzione di un mercato unico dei contenuti, destinato a viaggiare su reti di connettività ad altissima capacità, è dunque parte integrante di quella risposta che la politica intende dare alle spinte antieuropeiste che da più parti soffiano in tutto il continente (e l’Italia, seppur con differenti sfumature, non ne è esclusa).
Dar seguito ad un progetto di Agenda Digitale Europea, quindi, rappresenta quella proiezione al futuro di cui tutta Europa ha bisogno. L’innovazione in tal senso non è pertanto solo un’evoluzione destabilizzante, me è altresì uno strumento per dar corpo a progetti di unione che l’Europa coltiva ormai da oltre mezzo secolo.
Dinamiche
- La crescita del comparto telecomunicazioni è frutto di due tendenze contrarie, ed entrambe espressione di una piccola inversione di tendenza rispetto al passato: sono in aumento le reti fisse a banda ultralarga (+3,8%) e sono in diminuzione i servizi di rete mobile (-1,9%);
- Le tv in chiaro subiscono una ulteriore contrazione dei ricavi (-3,5%), mentre le tv a pagamento hanno compensato un calo degli abbonati aumentando la spesa pro-capite degli abbonati;
- nuovo ed ulteriore segno meno sul fronte del mercato editoriale : -5,2%, che arriva a -8,9% per i quotidiani;
- il mondo della radio si mantiene relativamente stabile;
- un trend fondamentale per il futuro è quello relativo agli investimenti pubblicitari online , sui quali già si sta giocando una battaglia di altissimo livello e su più fronti: “gli investimenti pubblicitari globali appaiono sempre più re-indirizzati dai media tradizionali alle piattaforme online, che complessivamente crescono di oltre il 12%. Google e Facebook sono naturalmente i principali beneficiari di questo trend”;
- la banda consumata è aumentata in media del 30% : si tratta di una dinamica ben nota da tempo e legata all’aumento dei contenuti video fruiti (tanto sui social network quanto sui servizi simil-Netflix). Sull’aumento delle necessità in termini di banda si è consumato un aspro scontro in passato, dove gli operatori chiedono ai fornitori di servizi di contribuire agli investimenti sulla rete (7 miliardi di euro nel 2017) ed i fornitori di servizi rispondono picche spiegando che senza contenuti non ci sarebbe domanda;
Internet ed editoria
Particolarmente importante è l’evoluzione del mercato pubblicitario, poiché tratteggia uno spostamento di equilibri molto importante in termini prospettici:
L’aumento della raccolta pubblicitaria è dovuto esclusivamente all’online, che cresce ancora a due cifre e vale ora 2,2 miliardi (la raccolta pubblicitaria di quotidiani, periodici e radio assieme non arriva a 1,9 miliardi), mentre quasi tutti i mezzi tradizionali registrano un andamento negativo.
Tuttavia, spiega l’Authority, “l’attendibilità percepita delle fonti informative online, come testimonia la nostra ultima ricerca sui consumi di informazione, rimane mediamente inferiore rispetto a quella delle fonti tradizionali”. Meno semplice è comprendere e condividere la conclusione che ne trae l’Autorità a partire dalla visione d’insieme sul mercato dell’editoria:
Il settore nell’ultimo decennio ha perso all’incirca metà del suo peso economico. Essendo qui in gioco
non solo i destini di una filiera industriale, ma anche quelli di un bene di valore strategico e sociale quale l’ informazione , la crisi di questo comparto e la contestuale ascesa di Internet quale tendenziale mezzo sostitutivo, si configura quale tema di policy che interroga in primis Governo e Parlamento e che richiede una riflessione di ampio respiro.
Interrogarsi è lecito e doveroso, ma evitando di portare sullo stesso piano l’attendibilità di un giornale e quella di un social network: misurare la percezione è un lavoro fondamentale, ma la bontà di tali misurazioni deve essere ben calibrata al fine di evitare di fornire alla politica segnali errati o contrastanti, sui quali non sarebbe possibile costruire alcuna proficua valutazione.
Internet e copyright
L’AGCOM non perde occasione per rivendicare la bontà del discusso regolamento che ha messo in mano all’Authority importanti poteri di contrasto alla pirateria. L’Autorità in verità non solo rivendica i risultati ottenuti, ma ambisce ad un potere ancora più incisivo: “Il 2017 è stato il quarto anno di applicazione del Regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, che mira a raggiungere i suoi obiettivi non solo attraverso la repressione delle violazioni, ma anche mediante la promozione dell’offerta legale e l’educazione dei consumatori alla legalità. Il Regolamento, divenuto ormai una best practice a livello europeo, riscuote, grazie ai risultati ottenuti, un consenso sempre più vasto. Ne è massima prova il conferimento ad Agcom da parte del legislatore, di nuovi poteri per l’adozione di provvedimenti cautelari e per l’individuazione di misure atte a impedire la reiterazione delle violazioni”.
Big Data
Sempre più ambiti economici e sociali sono governati da algoritmi. Parole, interazioni sociali, spostamenti, localizzazione geografica, gusti, orientamenti. Ma non basta. Sempre di più, tutti gli oggetti che ci circondano funzioneranno sulla base di algoritmi, grazie alle applicazioni 5G ed all’Internet delle cose
L’AGCOM lancia l’allarme a proposito dei Big Data basandosi sull’assunto per cui “più diventiamo sofisticati, più siamo vulnerabili”. Ossia: maggiore è il grado di penetrazione di dati e algoritmi nella vita quotidiana e minore rischia di essere la capacità di controllo della quotidianità stessa. Cosa potrebbe ad esempio impedire a priori che una flotta di auto a guida autonoma non possa essere violata da terroristi e diventare un attacco di massa contro le persone? Come assicurarsi che le reti 5G possano essere completamente sicure, a maggior ragione in quanto correlate al mondo IoT, estremamente capillare e integrato con le attività delle persone?
” Big Data comporta un salto di paradigma interpretativo della nostra realtà, a tutti i livelli”: non è una dinamica da osteggiare, ma occorre piena consapevolezza dei rischi che si corrono poiché occorre agire ora per intraprendere adeguate contromisure. I rischi sono infatti sotto gli occhi di tutti: “un ecosistema governato da poche grandi multinazionali caratterizzate da un elevato grado di integrazione in tutte le fasi; elevate barriere all’entrata; tendenza al monopolio; crescenti e strutturali asimmetrie informative tra utenti ed operatori; concreti rischi di alterazione dell’ecosistema informativo planetario; allarmanti fenomeni di polarizzazione delle opinioni; crescente esposizione alle derive dell’odio (politico, razziale, religioso) e dell’abuso (stalking, cyberbullismo, omofobia).
L’AGCOM identifica pertanto tre direttrici lungo le quali sviluppare politiche di monitoraggio ed azione: in primis la disciplina dei mercati in cui operano alcuni grandi “monopolisti” quali Google, Apple, Facebook e Amazon (notare come l’Authority usi la pesante parola “monopolio” appesantendola in seguito con una precisazione quale “anche quando la loro posizione non corrisponde perfettamente al modello consueto di chi controlla un mercato”); la seconda è relativa al grado di neutralità e trasparenza degli algoritmi, questione sempre più dibattuta e fondamentale per comprendere i meccanismi che si celano dietro alcune dinamiche che ognuno di noi sperimenta inconsapevolmente ogni singolo giorno; la terza è di tenore più alto, ponendo il dilemma per cui la galassia Big Data debba o non debba rimanere di piena e totale egemonia dei privati: esiste una porzione di dati che possano o debbano essere resi trasparenti e liberamente accessibili in qualità di bene pubblico? Domanda alta, meritevole e legittima che l’Authority butta sul tavolo come possibile incipit alle riflessioni per gli anni a venire.
I singoli aspetti presentati dal presidente Cardani ( pdf ) sono approfonditi all’interno della Relazione Annuale ( pdf ).