Nel 2008 si fa presto a dire “blog”: la parola è usata, abusata e sfruttata da tutti, giornalisti col patentino, appassionati, opinionisti, comici spaventati guerrieri, politici o semplici “qualcuno” in vena di esibizionismi o animati da un genuino desiderio di raccontare gli affari propri al mondo. Al di là di una percezione di superficie del fenomeno “blog”, prova ad andare Technorati , che ha appena pubblicato la prima parte del suo rapporto annuale la cui distribuzione è prevista in più tronconi e su più giorni.
Technorati è uno dei più utilizzati portali di social networking , un tipo di servizio cresciuto con i blog per la promozione dei contenuti, la ricerca, la partecipazione attiva attraverso i commenti e tutto quel genere di attività che rende i blog, o per meglio la blogosfera, un fenomeno globale, diversificato e intrigante. Tra alti e bassi, il portale ha un punto di vista privilegiato sui blog, ed è da questo che parte per un viaggio che vuole analizzare nel dettagli chi blogga, perché lo fa, come lo fa e se ci guadagna sopra.
Nella prima parte del rapporto “State of the Blogosphere”, intitolata Who are the Bloggers , Technorati parte dalla definizione “istituzionale” di cosa è un blog tratta da Wikipedia , vale a dire un sito gestito da una singola persona o da un team che presenti contenuti di vario tipo in ordine cronologico decrescente. Ma non si ferma lì, e arriva fino a stabilire come la situazione attuale sia molto eterogenea e il concetto stesso di blog sia diventato un tipo di approccio al publishing, più che una categoria rigidamente definita .
“Mentre la blogosfera cresce in dimensione e capacità di influenza – si legge nel rapporto – le linee di demarcazione tra quello che è un blog e quello che è un media mainstream diventano meno chiare. I blog più grandi stanno inglobando sempre più le caratteristiche dei siti mainstream, e i siti mainstream stanno incorporando stili e formati presi dalla blogosfera. Nei fatti, il 95% dei 100 maggiori quotidiani statunitensi ha reporter che bloggano”.
Il confine tra cosa è blog e cosa non lo è si fa sottile, i quotidiani cavalcano l’onda per opportunismo, paura dell’estinzione o per la ben più rara volontà di adottare il format per proporre qualcosa di nuovo ai lettori . Lo sforzo di analisi di Technorati si rivolge a quella che viene definita la “Blogosfera attiva”, vale a dire “l’ecosistema di comunità interconnesse di blogger e lettori che si trovano alla convergenza tra giornalismo e conversazione”.
Una convergenza massiccia , stando ai numeri, alla pervasività globale del fenomeno del blogging e al fatto che esso viene usato per perseguire obiettivi diversi e contrastanti, tanti quanti ce ne possono essere in ogni genere di attività aziendale, sociale o personale di chiunque sia capace (almeno) di registrare un account su Blogger o WordPress .
Indipendentemente dalla forma e dall’ approccio modello-magazine che pure coinvolge molti blog, quello che si evince dai dati e dalle analisi del rapporto è soprattutto il fatto che il fenomeno blog “è qui per restare”: “Il futuro dei blog è arrivato quando controlli il tuo blog favorito per notizie sportive al mattino, al posto del tuo quotidiano locale”, sostiene il fondatore di ReadWriteWeb Richard MacManus.
Alfonso Maruccia