La Raspberry Pi Foundation si impegnerà sempre di più sul fronte dell’ educazione del coding nelle scuole primarie grazie alla collaborazione con un circuito internazionale di club di programmazione.
La fondazione che gestisce il single-board computer destinato a stimolare l’insegnamento di base dell’informatica, infatti, ha annunciato che unirà le forze, in un’operazione di fusione aziendale, con la Fondazione CoderDojo: al centro la volontà di far massa per portare i rispettivi progetti di educazione al coding a sempre più ragazzi di tutto il mondo.
CoderDojo rappresenta una rete globale di club della programmazione informatica per bambini tra i 7 e i 17 anni: il primo club CoderDojo nasce a Cork nel luglio del 2011 dalla passione di due ragazzi James Whelton e Bill Liao e da allora i circoli sono cresciuti a più di 1.250 in oltre 69 Paesi. Un totale che supera i 35mila programmatori in erba, attorno ai quali gravitano strutture e volontari con l’intento di creare un ambiente adatto alla loro crescita con le conoscenze basilari del coding.
Proprio questo serbatoio di speranza deve aver attirato l’attenzione della Fondazione Raspberry Pi che da sei anni collabora con CodeDojo: stringere ora i legami tra le due community, spiega il CEO di Raspberry Pi Foundation Philip Colligan, “creerà il più grande sforzo globale di coinvolgimento dei ragazzi nella programmazione e nell’invenzione digitale”.
L’obiettivo, afferma la “fondazione del lampone”, è di quadruplicare entro il 2020 i ragazzi coinvolti nel progetto, arrivando a toccare quota 5mila studenti in tutto il mondo . Per farlo, le due organizzazioni collaboreranno per inglobare nel progetto di educazione sempre più persone tra volontari e sostenitori: Raspberry Pi Foundation, inoltre, fornirà supporto pratico, finanziario e di back office.
CoderDojo continuerà in ogni caso ad operare come associazione non profit indipendente, Raspberry Pi Foundation ne diventerà semplicemente un membro corporativo, “una sorta di azionista – spiega la fondazione – senza interessi economici”.
Claudio Tamburrino