Raspberry Pi diventa sempre più “user-friendly”, per gli sviluppatori e non solo: nata per promuovere la programmazione a costi più che economici, la mini-scheda di sviluppo ARM può ora contare su uno store di applicazioni specifico da cui gli utenti possono scaricare codice e software. E proporre le proprie creazioni.
Come ogni app store che si rispetti, anche quello di Raspberry Pi è un “walled garden” dove le app andranno approvate da chi gestisce lo store prima di essere rese disponibili per il download. Tutti possono gratuitamente accedere e proporre le proprie creazioni, sia che si tratti di app gratuite o a pagamento.
L’app store di Raspberry Pi è integrato in una nuova versione di Raspbian (distro Linux ottimizzata per l’uso della board) e può al momento contare su una ventina di app diverse tra versioni gratuite di vecchi classici videoludici, client Spotify e una singola app a pagamento (il gioco Storm in a Teacup).
Download di app a parte, secondo Raspberry lo store (“Pi Store”) è fornito di un sistema di raccomandazioni capace di personalizzare l’esperienza di “shopping” delle app in base alle recensioni dell’utente. Sarà insomma la community di Raspberry a rendere il servizio migliore per tutti.
App store a parte, gli sviluppatori all’opera su Raspberry Pi non mancano di mettere in mostra il proprio lavoro senza temere critiche sulla vacuità dei loro sforzi. Ad esempio il coder noto come “DarkTherapy” ha usato un proxy FOSS per Siri ( SiriProxy ) e un Raspberry Pi e ha trovato il modo di servirsi di un iPhone per aprire la porta del suo garage . Un’alternativa un po’ costosa a un banalissimo telecomando a batteria, ma è pur sempre un’alternativa.
Alfonso Maruccia