Uno dei problemi che il personale medico e sanitario di tutto il mondo si trova ad affrontare con maggiore frequenza in questo periodo di crisi è relativo alla disponibilità di apparecchiature per la cura dei pazienti, in particolare di respiratori. La tecnologia e l’ingegno possono venire in aiuto, come visto più volte nelle ultime settimane, ricorrendo ad esempio alla stampa 3D, all’intelligenza artificiale o alla condivisione delle risorse. Segnaliamo oggi un’altra iniziativa messa in campo con il medesimo scopo e che fa leva sulla scheda Raspberry Pi Zero.
Respiratori low cost con Raspberry Pi Zero
Lanciata a fine 2015 come una scheda hardware per lo sviluppo, è arrivata lo scorso anno alla sua ultima iterazione, ben più evoluta in termini di scheda tecnica. Il modello originale, oggi venduto a una manciata di dollari, è il meno performante dal punto di vista della potenza di calcolo: processore a core singolo da 1 GHz e 512 MB di RAM. Le specifiche sono comunque sufficienti per gestire le operazioni relativamente semplici di cui si necessita per il funzionamento di un ventilatore polmonare.
Il team al lavoro sul progetto ne ha prodotte 192.000 (considerando anche la variante W con moduli wireless) nei primi tre mesi dell’anno, ma ha intenzione di incrementare il ritmo fino ad arrivare a 250.000 unità in questi tre mesi. Secondo Eben Upton, CEO e co-fondatore della Raspberry Pi Foundation, è la prima volta che la scheda viene impiegata in ambito medico e per un dispositivo potenzialmente in grado di salvare delle vite.