“La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simili incontri, tuttavia, per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso”. Sono parole del pontefice Benedetto XVI che, in occasione della 43esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali, non esita nell’individuare nella rete uno strumento di evangelizzazione e di amicizia.
Tra la presentazione di agnelli benedetti e la revoca di una manciata di scomuniche, il papa trova il tempo di esplorare la rete : “Non ne ho la prova diretta – spiega il presidente del pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali monsignor Claudio Maria Celli – ma penso proprio che Benedetto XVI navighi in Internet”. Dall’esperienza che le autorità ecclesiastiche hanno accumulato online, dall’osservazione di una scena politica che si va travasando in rete, l’ idea di lanciare un canale su YouTube , già popolato di clip in cui il papa promuove la rete come uno ” strumento per la ricerca del vero “, come uno ” strumento di dialogo e di solidarietà “, come ” una nuova via per parlare di Dio “.
Il Vaticano ha sempre mostrato di saper tenere il passo con l’evolvere dei mezzi di comunicazione: Vatican.va è online da quando online si aggiravano pochi smanettoni e ha saputo resistere agli empi affondi di diabolici cyberattivisti, il mondo cattolico ha imbracciato appieno i nuovi media per evangelizzare a mezzo telefonia e a mezzo Web . Ma la rete non sembra essere per la chiesa un solo strumento di comunicazione fatto per veicolare in nuovi formati bolle ed encicliche: la rete deve essere terreno in cui i fedeli possano seminare . Ratzinger si rivolge ai “giovani cattolici”, che quotidianamente si nutrono della rete, affinché portino “nel mondo digitale la testimonianza della loro fede”, così come fecero “gli Apostoli e i loro discepoli nel mondo greco romano”: “Sentitevi impegnati – ammonisce il papa – ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo continente digitale “.
Esponenti della gerarchia ecclesiastica come il portavoce della CEI don Domenico Pompili sono insospettiti dai fenomeni di “individualismo interconnesso” che potrebbero “ridisegnare il territorio umano e dunque la dinamica relazionale”, rappresentanti della chiesa come il direttore di Radio Maria padre Livio Fanzaga sostengono che “Satana sa utilizzare Internet e tutti i mezzi di comunicazione molto meglio di noi”. Il papa, che in passato aveva richiamato l’attenzione dei giovani sui rischi della virtualità a cui sono esposti online, ha ripercorso i passi del suo predecessore e ha affermato che la rete è altresì amicizia , un concetto che “ha goduto di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni” e che “occorre essere attenti a non banalizzare”.
“Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società – esorta il pontefice – quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi”. Se pornografia e empietà restano inopportune online, la chiesa è lungi dall’invocare censure e scomuniche: “Da sempre si sogna una sorta di strumento di controllo, se non di governo, a proposito di Internet – ha ricordato il cardinale Tettamanzi in occasione dell’inaugurazione del nuovo portale della diocesi ambrosiana, festeggiando il santo patrono dei giornalisti – Mi domando se tutto ciò sia possibile e opportuno”. Tettamanzi propone che siano le agenzie educative , dalla famiglia alle scuole passando per la “comunità cristiana” ad indurre i giovani cittadini della rete ad un uso consapevole dei media e “ad accostarsi ad essi in modo positivo e fecondo”.
Il papa ha sottolineato che la rete deve unire . “Ci si deve tuttavia preoccupare – ha avvertito Ratzinger – di far sì che il mondo digitale sia un mondo veramente accessibile a tutti”. Il digital divide non deve attentare all’uguaglianza delle popolazioni: “Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità – denuncia il papa – se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana”.
Gaia Bottà