Russian Business Network è universalmente considerato come il paradiso più esclusivo e profittevole del cybercrimine . Ma l’opinione diffusa di società che si occupano di sicurezza e forze di polizia internazionali è sbagliata, almeno secondo i responsabili della pseudosocietà di San Pietroburgo, che in una intervista via email di cui dà notizia Wired comunicano per la prima volta con la stampa occidentale . E ne hanno per tutti.
“Davvero non riusciamo a capire su quali basi queste organizzazioni abbiano una tale opinione sulla nostra società”, scrive Tim Jaret per conto di RBN, riferendosi a società quali Symantec, Kaspersky, VeriSign e Spamhaus, tutte concordi nell’assegnare al network il primato fra quelle realtà che si focalizzano totalmente su quanto c’è di più illegale e malevolo su Internet .
“Abbiamo provato a cooperare con una di queste organizzazioni chiamata Spamhaus – dice ancora l’impavido Jaret – e questa esperienza ci ha fatto capire che tale cooperazione non era costruttiva”. Vero è che la reputazione di “peggiore delle peggiori”, come proprio Spamhaus ha definito RBN, inserendo tutti e 2.048 gli indirizzi di rete da essa controllati nelle sue blacklist anti-spam, la società se l’è conquistata sul campo , offrendo riparo e hosting a-prova-di-proiettile e cybercop ai diffusori di schifezzaware&co. sin dal lontano giugno del 2006.
Jaret sostiene, “incidentalmente” proprio ora che i maggiori organi di stampa cominciano a sollevare il velo sull’operato degli scammer russi, che alla sua società non va giù l’idea di essere definita “tra i peggiori spammer del mondo, un network che ospita pornografia infantile, malware, phishing e cybercrimine”, ragion per cui stanno “considerando l’idea delle denunce per risolvere il problema”.
RBN è insomma un network pulito, che ospita attività criminali tanto quanto gli altri servizi di hosting sparsi in giro per il mondo . Non solo, al contrario di quanto sostenuto dal Washington Post , dall’ Economist e dal gotha delle società che si occupano di sicurezza informatica, Jaret dice che RBN chiude un sito segnalato come nocivo o truffaldino entro 24 ore dalla segnalazione. Peccato che lo stesso sito, riportano le suddette security enterprise , venga riaperto altrove nel mondo nello stesso lasso di tempo . Bulletproof hosting , appunto.
Secondo Jaret non vi è poi alcun mistero riguardo lo status legale di RBN: RBN è gestita da una società off-shore – termine che evoca ancora una volta l’idea di paradiso fiscale – denominata First Connect Telecom Limited Inc. . Eppure il legale non fornisce alcun dettaglio circa gli uomini in carne ed ossa che muovono le fila dei business di San Pietroburgo. Né dice alcunché sul fatto che non esista, ad oggi, alcuna front-page sul web riconducibile a RBN.
I clienti vengono in contatto con l’organizzazione attraverso i reseller , risponde a tal riguardo Jaret, che annuncia lavori in corso su un nuovo sito web , a fare da parafulmine centro di informazioni riguardo le attività di RBN. Alla richiesta di fornire una URL che fosse di operatori web responsabili di attività pienamente legittime, il dirigente ha risposto negativamente, adducendo motivazioni legali e ragioni di contratto.
“I nostri clienti sono provider regionali, entità legali e persone fisiche” scrive Jaret. “Non vi forniremo i loro nomi e brand poiché i contratti stipulati lo proibiscono. Possiamo fornire tali informazioni solo in risposta ad una richiesta formale da parte degli ufficiali di polizia” conclude il russo. E guarda caso, secondo i report finora disponibili su RBN, la corrotta polizia locale , ben oliata dalle mazzette, è proprio uno dei motivi per i quali questa sorta di protettorato del cybercrimine prospera nell’antica città fondata da Pietro il Grande.
Alfonso Maruccia