Potrebbe costare caro a Microsoft, Yahoo! e RealNetwork quella che sembra essere una semplice svista burocratica. I negozi di musica online gestiti dalle tre aziende sono finiti nel mirino di un gruppo di etichette indipendenti , alle quali non sarebbe stato corrisposto il compenso dovuto per distribuire il loro prodotto online.
È strano immaginare che aziende del calibro di BigM e Yahoo! con budget stellari si perdano in questi particolari. Aprire un proprio negozio di musica sulla Rete significa in primis dotarsi di tutte le autorizzazioni necessarie per svolgere tale attività: una svista del genere risulterebbe quantomeno clamorosa.
D’altra parte, l’attuale complessa legislazione che regola il copyright risulta di difficile interpretazione alla luce dei moderni strumenti di distribuzione dei contenuti: lo dimostrano le continue dispute sul piano legale, che talvolta vengono traslate su quello penale.
Adesso a marcare ulteriormente il distacco tra mondo reale e copyright potrebbe infilarsi questa vicenda: se dovesse concretizzarsi l’ azione giudiziaria impostata dal gruppo indie , Zune store, Yahoo Music e Rhapsody potrebbero presto ritrovarsi nei guai. (G.P.)