Regalano CD ma pretendono di mantenerne il controllo, disseminano prodotti promozionali a coloro che possono dar loro visibilità ma impongono che rimangano ad impolverarsi nell’archivio di coloro a cui li hanno recapitati. Ha spiegato chiaramente la propria posizione, Universal Music Group: CD regalato, va conservato. La vendita è pirateria.
La sortita di Universal si colloca nel quadro di un procedimento legale intentato dall’etichetta contro un venditore eBay, Troy Augusto. Augusto gestisce uno store per collezionisti e propone in vendita i CD promozionali che le case discografiche disseminano presso i trend setter, radio, giornalisti o dj che siano, per fare in modo che l’opera abbia risonanza. Universal, fa fede il bollino apposto su ciascuno di questi prodotti, asserisce che la vendita di questo materiale sia pirateria: “Il CD è di proprietà della casa discografica e il destinatario può farne esclusivamente un uso personale”. Per questo motivo ha chiesto che eBay rimuovesse dalle aste i prodotti messi in vendita da Augusto.
I promo CD sarebbero dunque di proprietà delle major? Il regalo interessato fatto dalle etichette ai promotori non sarebbe che un comodato d’uso? Gettare uno di questi CD sarebbe da considerare un atto di distribuzione non autorizzata? Il fulcro della questione è la dottrina del first sale , il primo atto di vendita: quando colui che detiene i diritti su un’opera decide di non possedere più la copia dell’opera fisica, una volta derivato quanto gli spetta, non può più disporre della copia dell’opera . Universal fa leva sul fatto che il CD promozionale non sia stato venduto: considerato che la copia dell’opera è stata trasferita senza che ci sia stato un atto di vendita , lo certifica il bollino, l’etichetta continuerebbe a possedere il CD promozionale, ed avrebbe il diritto di vietarne la distribuzione.
EFF ha preso le difese del venditore e della dottrina del first sale : ha sostenuto che anche la cessione gratuita di promo CD si debba considerare un effettivo trasferimento di diritti, checché ne dica l’etichetta apposta dalle major sul prodotto.
Non si tratta semplicemente di tutelare l’attività di Augusto, è in gioco il diritto a disporre a proprio piacimento delle opere ottenute attraverso canali legali . La dottrina del first sale , infatti, è quella che consente alle biblioteche di dare in prestito i libri, quella che consente di regalare prodotti dell’ingegno scaturiti dalla creatività di un autore regolarmente e pienamente retribuito. Scardinando l’istituto del first sale con un bollino, ritagliandosi arbitrariamente dei diritti codificandoli su un sigillo, Universal secondo i suoi detrattori potrebbe voler mettere a frutto un business che non le appartiene , potrebbe voler allungare le mani sul canale di vendita dell’usato per trarre profitto da una seconda circolazione delle opere, per evitare che le opere usate minaccino le opere in vendita sul primo mercato.
È questa una tendenza che emerge trasparente nell’ambito del mercato librario: le case editrici non si sono rassegnate nemmeno a fronte di un secolo di tentativi respinti di disporre delle opere anche una volta che siano state distribuite regolarmente. In Europa fanno pressione per stiracchiare il diritto d’autore e fare in modo che le biblioteche compensino i detentori dei diritti con un discusso “risarcimento” dovuto alla flessione delle vendite che provocherebbero i prestiti; negli States gli editori si sono scagliati a più riprese contro la vendita di libri usati proposta da Amazon.
Ma i segnali dell’intento delle etichette discografiche di mettere le mani su un mercato che non le coinvolge sono altrettanto evidenti: in alcuni stati USA acquistare un CD usato comporta più trafile che munirsi di un arsenale.
Gaia Bottà