In questi giorni la stampa statunitense si divide sulla condanna di un furbone che filmava, con la telecamera, le pellicole proiettate nelle sale. Insomma, un classico caso di violazione del diritto d’autore che questa volta però è stato sanzionato con 7 anni di reclusione . Alcune testate e blog hanno trasformato Johnny Ray Gasca in martire; altri invece in esempio negativo.
Il giudice Dean D. Pregerson, della Corte di Los Angeles, si è ritrovato davanti un caso piuttosto emblematico. Non si trattava di un ragazzetto che l’ha fatta grossa, ma di un delinquente “organizzato”. Nel settembre 2002 è stato arrestato – e condannato – una prima volta per essere stato beccato mentre filmava al cinema “The Core”. L’attrezzatura sequestrata dimostrava già un livello di professionalità ineccepibile, il gusto per le pellicole un po’ meno.
Nell’aprile del 2003 ecco il secondo mandato di cattura per aver duplicato e venduto copie pirata. Le pre-release dei film, in base ai suoi archivi, rendevano circa 4500 dollari alla settimana. In attesa del processo, Gasca sfugge alla custodia del suo avvocato e si dà alla macchia. Gli United States Marshals lo beccano 16 mesi dopo al sole della Florida. Siamo all’aprile del 2005, e durante l’ultimo e conclusivo processo si scopre anche che per rifarsi una vita ha utilizzato il numero di Previdenza Sociale di un’altra persona. Un altro reato grave perché federale. Ma non è finita qui, perché sono state dimostrate anche le sue minacce nei confronti di un testimone del processo.
“Dato che la proprietà intellettuale è uno dei motori dell’economia americana, e che l’industria dell’intrattenimento è un fondamento dell’economia, è evidente che la protezione di questa è fondamentale”, ha dichiarato George S. Cardona, procuratore legale del caso. “Il Congresso ne ha riconosciuto l’importanza legiferando lo scorso anno, proprio quando Gasca ha compiuto i suoi crimini”.
“Questa sentenza segna la fine di una lunga indagine che si è dovuta occupare di violazione delle norme sul copyright, intimidazione di testimone e fuga. L’imputato è stato in fuga molti mesi prima di essere arrestato, e dopo tutti i suoi tentativi per eludere ulteriormente la pena è stato condannato”, ha sottolineato J. Stephen Tidwell, Assistant Director del FBI.
Dario d’Elia