La competizione universitaria corre sul podcast: Oxford e Cambridge dispensano pillole audio e video ai propri studenti e al mondo intero, abbattono le mura dell’ateneo e si proiettano in rete.
Saranno 450 le ore di contenuti postati online dalle due università: lo hanno comunicato i due atenei in annunci pressoché contemporanei. Si tratta di video, file audio, lezioni, strumenti consegnati nelle mani degli aspiranti studenti dei due storici atenei. Il tutto verrà immesso sulla piattaforma di iTunes dedicata alle università, iTunesU , affinché i contenuti si travasino nei lettori e nei computer di schiere di netizen di tutto il mondo.
Rincorrono le orme dei più prestigiosi atenei statunitensi, abbattono le distanze e si schiudono alla rete: Oxford e Cambridge scelgono una piattaforma accessibile alla globalità dei netizen, non scelgono di ingabbiare i propri contenuti nei rispettivi siti ma di dargli visibilità mettendoli a disposizione in un canale che ospita già manciate di atenei.
Oxford promette di rendere disponibili 150 ore di materiale: i cittadini della rete potranno scoprire di più sul celebre ateneo con un documentario sulla più massiccia raccolta fondi universitaria presentato dall’ex Monty Phyton Michael Palin, potranno informarsi sulla vita nel campus, sulle procedure per iscriversi e fare propri i consigli pratici per affrontare al meglio i colloqui di ammissione. A disposizione dei netizen anche le lectio magistralis dei più eminenti esperti delle discipline più varie: dall’economia, con una presentazione del Nobel Joseph Stiglitz sulla crisi finanziaria globale, passando per la genomica, attraverso la voce di Craig Venter, che aveva tentato di monetizzare il sequenziamento del genoma umano.
L’ offerta di Cambridge non si discosta troppo da quella dell’ateneo concorrente: promette 300 ore di podcast e di videocast, sfodera interviste a premi Nobel forgiati nei college dell’ateneo, mette a disposizione audioguide per il museo del polo universitario nonché le esibizioni periodiche del coro del suo St John’s College. Non mancheranno inoltre lezioni di fisica ridotte ai minimi termini messe in scena dai Naked Scientist , un manipolo di fisici che negli States riesce a intrigare con la fisica anche gli umanisti più intransigenti.
L’obiettivo di entrambi gli atenei è quello di suscitare la curiosità intellettuale presso i cittadini della rete, senza rinunciare a mettersi in vetrina mostrando di interpretare tendenze che attecchiscono sempre di più nel campo dell’istruzione. Il Regno Unito da anni si sta muovendo in maniera compatta per integrare appieno i media digitali nel percorso di formazione degli studenti: la British Educational Communications and Technology Agency ( BECTA ) ha recentemente dimostrato come l’infusione nella strategia educativa di tecnologie votate all’interazione e alla multimedialità possa stimolare l’interesse, la creatività e la partecipazione degli studenti. L’ Italia, nonostante non manchino esempi virtuosi , non sembra ancora pronta a raccogliere la sfida.
Gaia Bottà