Una lunga bozza , a far luce su principi che dovranno costituire le fondamenta del prossimo Digital Economy Act (DEA). Una legge che potrebbe iniziare a mostrare i propri effetti all’alba del 2011, supportata da un codice di comportamento recentemente presentato dall’ Office of Communications (Ofcom) britannico.
Un codice in via di definizione , la cui prima stesura è stata pubblicata online appunto dall’organo indipendente di regolamentazione per le telecomunicazioni nel Regno Unito. I sudditi di Sua Maestà dovranno perciò iniziare a familiarizzare con la più o meno imminente introduzione della versione d’Albione della cosiddetta dottrina Sarkozy , ovvero del regime a tutela del copyright noto come three strike .
Nel documento si è fatto accenno a un elenco speciale, una lista dei cattivi del file sharing selvaggio. I detentori dei diritti potranno quindi attingere ad una serie di utenze schedate , per poi colpire a suon di citazioni i più determinati alfieri del P2P. Ma solo coloro che ignoreranno per tre volte di seguito gli avvisi di avvenuta violazione diramati dai provider d’Albione.
I fornitori di connettività britannici si trasformeranno – come già noto durante il travagliato iter della cura Mandelson alla malattia del P2P – in vigilantes, pronti ad abbinare un titolare di connessione a un indirizzo IP. I netizen verranno avvisati, nei casi estremi verrà loro concesso di ricorrere in appello per dimostrare la propria estraneità, la propria innocenza. Dal momento che un comune titolare di connettività potrebbe non essere per forza di cose un reo del torrentismo .
E qui sorge una domanda: chi verrebbe identificato come provider e chi come abbonato? Secondo il documento di Ofcom, anche una caffetteria risulterebbe arruolabile nella schiera dei provider-vigilantes, in quanto fornitrice di connessioni WiFi .
Stesso discorso per le biblioteche pubbliche, che dovrebbero raccogliere indirizzi email e postali degli utenti prima del loro accesso alla Rete. Mentre un’azienda risulterebbe presente nella lista degli abbonati, potenzialmente responsabile di certe navigazioni all’interno del suo network.
Al paragrafo 3.30, il documento di Ofcom recita: “Alcune aziende forniscono accesso nelle rispettive aree pubbliche, così come alcuni clienti gestiscono reti WiFi non protette che permettono ad altri all’interno della comunità di avere accesso ad Internet. Tutti quelli che desiderino continuare a garantire accesso ai loro servizi dovrebbero approntare misure speciali per proteggere le proprie reti, in modo da evitare le conseguenze derivanti dall’avvenuta violazione del copyright”.
Si tratta di regole che avranno un’introduzione graduale , a cui dovranno rispondere in primis i grandi ISP d’Albione. Per la precisione, quelli con più di 400mila abbonati , tra cui British Telecom, O2, Orange e TalkTalk. Esclusi dunque sia gli operatori mobile che i provider più piccoli. Almeno all’inizio.
Ofcom infatti non ha alcuna intenzione di permettere che avvenga una migrazione di massa dei netizen, dai fornitori più grandi a quelli più piccoli. Anche questi ultimi arriveranno in seguito a ricadere nel nuovo regime a tutela della proprietà intellettuale, aggiungendosi a biblioteche e caffè.
Mauro Vecchio