Vari ministri ed esponenti della maggioranza avevano annunciato nei giorni scorsi una serie di provvedimenti straordinari in materia di Internet e manifestazioni, in vista di un disegno di legge volto ad imporre misure restrittive sui contenuti online che incitino alla violenza. Un insieme di vedute piuttosto compatte all’interno della maggioranza di governo, a partire dalla proposta del ministro dell’Interno Roberto Maroni sul possibile oscuramento di contenuti pericolosi come i gruppi su Facebook a favore di Massimo Tartaglia. Vedute uniformi che tuttavia non hanno trovato un accordo durante l’ultima riunione del Consiglio dei Ministri.
Nessun esito , dunque. Un nulla di fatto annunciato da una fonte dello stesso ministero dell’Interno, che ha rivelato che dovranno essere apportati aggiustamenti ai provvedimenti straordinari voluti dal ministro Maroni. Non è stato trovato un solido terreno comune per introdurre il DDL, in particolare sull’eventualità di oscurare quei siti web che incitino a comportamenti violenti e su quella di creare un apposito reato di turbativa di manifestazioni.
L’accordo è saltato, ma ciò non significa che i propositi del governo siano cambiati. Pare infatti che il dibattimento sul DDL proseguirà nei prossimi giorni , lasciando col fiato sospeso sia i sostenitori di un giro di vite nei confronti di quelle che ritengono pericolose libertà peculiari del web, sia le voci contrarie a quello che è stato visto come un vero e proprio bavaglio a Internet. Nel frattempo, il Presidente del Senato Renato Schifani ha rimarcato la sua posizione a favore dell’urgenza di alcune disposizioni per evitare che “l’odio violento” si diffonda ancora su piattaforme online come Facebook.
“Si leggono dei veri e propri inni all’istigazione alla violenza – ha dichiarato Schifani – Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c’erano questi momenti aggregativi che ci sono oggi su questi siti”. Facebook, dal suo canto, ha rilasciato un comunicato ufficiale in cui è stato annunciato che i contenuti minacciosi verranno eliminati perché non permessi, dal momento che il sito in blu dovrebbe rimanere un luogo dove le persone possano discutere ed esprimere le proprie opinioni.
Dopo l’aggressione subita dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – e i gruppi che hanno applaudito il gesto di Massimo Tartaglia – il quotidiano Avvenire ha sottolineato come non bisognerebbe censurare la Rete, ma introdurre una regolamentazione che passi attraverso l’applicazione del codice penale.
Cori di protesta, intanto, si sono levati. Tra le iniziative lanciate da giornalisti, blogger e vari altri attori del web, un sit-in pacifico promosso dal neonato gruppo Libera Rete in Libero Stato , che ha spiegato che la presenza delle opinioni più ripugnanti non può pregiudicare il diritto ad uno spazio pubblico libero e pluralista.
Mauro Vecchio