La Repubblica Ceca ha respinto la data retention : sarebbe incostituzionale. A chiedere formule legislative che prevedano la data retention , la raccolta automatizzata di dati al fine di poter supportare gli organi di indagine in caso di eventuali investigazioni, è l’Europa: risale al 2006 la Direttiva europea in materia , ma da allora il processo che dovrebbe portare le misure ad essere ratificate dai singoli stati membri è stato travagliato da diverse opposizioni.
In essa Bruxelles prescrive che i provider e i fornitori di servizi di telecomunicazioni operanti conservino informazioni circa le comunicazioni degli utenti, per un periodo compreso tra i 6 mesi e i 2 anni.
Da un parte il Gruppo di Lavoro Articolo 29 , che riunisce i Garanti della Privacy europei, ha a più riprese criticato le misure comprese nella direttiva, dall’altra gli operatori attuano in pratica modalità di gestione dei dati che vanno a volte oltre quanto prescritto sia per il materiale conservato sia per il tempo di conservazione che arriva a superare i 2 anni, per arrivare anche a 10. Inoltre una coalizione di 100 organizzazioni europee ha chiesto a Bruxelles di abolire la normativa e la Commissione ha promesso di valutare l’efficacia delle misure finora adottate e il loro impatto sui diritti fondamentali dei cittadini europei .
In tutto questo si inserisce la valutazione di incostituzionalità ceca, che si unisce a valutazioni negativi simili della Corte Suprema tedesca, e di problemi di applicazione in Svezia e in Romania.
La Corte Costituzionale ceca ha accolto il ricorso depositato dall’organizzazione per i diritti civili Iuridicum Remedium ( luRE ) e stabilito che le parti della normativa che impongono obblighi di raccolta e conservazione dati agli ISP e agli operatori mobile a fini di ipotetiche immagini sono in contrasto con la Costituzione ceca .
La Corte ha altresì stabilito che ogni caso in cui la normativa ha trovato applicazione dovrà essere riesaminato individualmente e che i database con le comunicazioni finora raccolte debbano essere cancellati.
Claudio Tamburrino